Massimo Botti da Foligno alle gallerie Usa: “Voglio essere cronista dell’arte”

Massimo Botti da Foligno alle gallerie Usa: “Voglio essere cronista dell’arte”

Classe 1969, nato a Foligno, dipinge da 35 anni e definisce il suo stile iper-irrealismo

“Una donna si tocca con un pennello, non con un coltello”. Massimo Botti lo dice senza esitazioni, con la forza di chi crede che l’arte possa educare, scuotere, ricucire. Classe 1969, nato a Foligno, dipinge da 35 anni e definisce il suo stile iper-irrealismo: un linguaggio in cui la Gioconda cena con Batman e Spider-Man prende il posto di Gesù nella Pietà. “Qualcuno mi ha detto: ‘Massimo, attento, questa è blasfema’. Ma io ho risposto che per i bambini Spider-Man è Dio. Minuscolo, eh. Ma Dio. E in questo modo è come se resuscitasse anche per loro”, racconta a LaPresse, mentre si reca da Renato Zero: “è interessato a una mia opera”, dice con orgoglio.Le sue tele andranno presto in mostra in due gallerie a New York, una a Miami, poi a Los Angeles e forse a Dubai.

Massimo Botti in mostra a New York, Los Angeles e Miami

“Ho preso il David di Michelangelo e l’ho fatto abbracciare alla Statua della Libertà: due secoli che si incontrano. È un gioco, ma anche un messaggio didattico – spiega l’artista, che sente l’urgenza di creare un ponte tra passato e presente – È come se le statue mi avessero chiesto: Massimo, per favore, facci diventare contemporanee. Le statue sono troppo statiche, devono muoversi, incontrare, abbracciare”. Così, dopo i paesaggi, i tramonti e gli abbracci, Botti ha scelto la provocazione come strumento di dialogo, contaminando l’arte classica con la cultura pop. “Se non si provoca, non si parla. L’arte deve far parlare. La mia arte vuole unire, non dividere”.Ricorda anche l’incontro con Matteo Salvini: “Gli ho consegnato un ritratto di Trump, perché avevo sentito che non gli piaceva quello che aveva alla Casa Bianca. Mi ha detto: ‘Lo porto io in America’”.

Massimo Botti vive solo d’arte e lo rivendica con fierezza

Ma Botti rifugge ogni appartenenza. “Non mi interessano destra e sinistra. Io non mi schiero. Mi schiero con la bellezza”. È dall’educazione che, secondo lui, il messaggio dell’arte deve ripartire. E dalle scuole: è lì che sente il dovere di incidere: “Le notizie che si sentono sono drammatiche, troppo spesso riguardano ragazzini. A 12 anni fanno cose impensabili. Serve cultura. Serve educazione. Una donna la devi dipingere con un pennello. Devono dipingere insieme, e imparare a rispettarsi”. Massimo Botti vive solo d’arte, e lo rivendica con fierezza. “molti si definiscono artisti, ma hanno un secondo lavoro o sono in pensione. Io no. Vivo solo d’arte. E lo dico con la pelle d’oca”.”Io voglio essere un cronista dell’arte – conclude Botti che parla da artista ma anche da testimone – Non con le parole, ma coi quadri. Voglio raccontare quello che vedo, quello che sento”.

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