Paolo Borsellino, si cerca l’agenda rossa: perquisizioni in tre case ex procuratore Tinebra

L'uomo sospettato di essere un massone

Paolo Borsellino, si cerca ancora l’agenda rossa. Questa mattina sono scattate le perquisizioni in tre case dell’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra nelle province di Caltanissetta e Catania.

L’indagine sui depistaggi dopo l’assassinio

L’indagine è quella sui depistaggi successivi alla strage di via D’Amelio condotta dai carabinieri del Ros su delega della procura di Caltanissetta, guidata dal Salvatore De Luca. Si tratta di un procedimento penale, iscritto contro ignoti, per i reati di strage e depistaggio commessi a Palermo il giorno della strage. Tinebra era responsabile della conduzione delle indagini immediatamente successive alla strage.

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La sparizione dell’agenda rossa

Le perquisizioni nelle tre abitazioni dell’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra sono scattate anche per far luce sul contesto in cui si collocarono l’oramai accertato depistaggio sulla strage di Via D’Amelio e la “sparizione” dell’agenda rossa appartenuta a Paolo Borsellino. Su questo punto è stato acquisito agli atti del procedimento un appunto del 20 luglio 1992 a firma di Arnaldo La Barbera, rinvenuta negli archivi della Squadra Mobile di Palermo in cui si legge “in data odierna, alle 12, viene consegnato al dottore Tinebra, uno scatolo in cartone contenente una borsa in pelle ed una agenda appartenenti al Giudice Borsellino”.

“Detto appunto, privo di qualsiasi sottoscrizione per ricevuta di quanto indicato da parte del dottore Tinebra non era mai stato trasmesso a quest’ufficio nell’ambito delle indagini per la strage di via D’Amelio, né La Barbera ne aveva mai fatto menzione nel corso delle sue escussioni. Gli specifici accertamenti svolti dalla procura di Caltanissetta non hanno consentito di verificare che detta consegna sia effettivamente avvenuta nelle mani di Giovanni Tinebra, né che l’agenda in questione fosse effettivamente l’agenda rossa e non altra agenda appartenuta al dott. Borsellino poi effettivamente rinvenuta. Non può sottacersi che, in ogni caso, tale borsa sarebbe pervenuta nella disponibilità del dott. La Barbera il 19 luglio sera e, secondo la su indicata nota, sarebbe stata consegnata nella tarda mattinata del 20 luglio 92, con la conseguenza che il detto La Barbera avrebbe avuto tutto il tempo di prelevare o estrarre copia della più volte citata agenda rossa”.

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Dall’analisi delle dichiarazioni rese nel corso degli anni da alcuni collaboratori di giustizia, unita alla contestuale rilettura degli esiti di procedimenti penali anche di altri distretti, sono stati acquisiti una pluralità di elementi che hanno fatto emergere concreti indizi circa la presenza di una loggia massonica coperta nella città di Nicosia in provincia di Enna, di cui avrebbe fatto parte anche l’ex procuratore nisseno Tinebra, che a Nicosia ha lavorato in procura dal 1969 al 1992.
In particolare, nell’ambito della presente indagine hanno assunto rilievo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino il quale, già nel 1998, aveva dichiarato: “….quanto alla nascita del ‘Terzo Oriente’, ribadisce le precedenti dichiarazioni, specificando come quest’ultima struttura sia sorta sulle ceneri della P2 e come, al pari della P2, si proponesse di affiliare tutti coloro di cui non si poteva rendere manifesta l’appartenenza massonica, al fine di creare un organismo capace di gestire il potere al di sopra dei partiti e del Governo. A parlargli di tale organizzazione furono principalmente Giuseppe Lisotta, medico, cugino di Vito Ciancimino, nonché Antonino Schifaudo, i quali esplicitamente gli manifestarono la loro appartenenza al ‘Terzo Oriente’, facendogli alcuni nomi di persone affiliate ed in particolare: (…omissis…), Antonino Cinà medico di cui ha parlato dettagliatamente in altri verbali, l’imprenditore Buscemi ed altre persone”.

L’ombra della massoneria

Inoltre, nell’ambito di una attività di indagine svolta dalla Procura della Repubblica di Napoli alla fine degli anni ’90, veniva interrogato il collaboratore di giustizia Angelo Siino il quale ricostruiva in maniera dettagliata i suoi rapporti con Salvatore Spinello, massone già in rapporti con il palermitano Giuseppe Mandalari, condannato per associazione mafiosa, presentatogli da Francesco Salamone. Nel ripercorrere i suoi rapporti con Spinello, Siino ricordava che questi si era presentato quale massone intenzionato a creare “una super loggia massonica segreta nella quale potessero confluire esponenti politici di rilievo della imprenditoria e della criminalità organizzala in modo da creare rapporti di reciproca convenienza” e con grande capacità di infiltrazione negli apparati pubblici.
In altra conversazione, Spinello facendo riferimento agli aderenti alla sua obbedienza affermava in una conversazione: “… Tinebra è dei nostri anche lui, era della loggia di Nicosia …io naturalmente quando vado la, non vado pubblicamente ad abbracciarlo, perché non voglio comprometterlo”. Inoltre, è stato accertato che Giovanni Tinebra aveva sicuramente rivestito un ruolo di vertice nel club Kiwanis di Nicosia, organizzazione indicata come vicina alla Massoneria.

Riflettori sui massoni

La consulente della procura nissena Piera Amendola ha evidenziato che Il Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, Fabio Venzi, sentito dalla commissione parlamentare antimafia il 24.1.2017, ha sollevato il tema dei rapporti tra massoneria e alcuni club: “Una cosa che accade spesso è che gli iscritti alla massoneria alla ‘libera muratoria’, sono contemporaneamente iscritti ad altre forme associative. Parlo del Rotary, dei Lions, dei Kiwanis. In queste occasioni i massoni di varie obbedienze – ed è l’unico posto dove avviene – si incontrano. Quindi, sarebbe ancora più interessante, secondo me, analizzare queste realtà, perché sono le uniche realtà all’interno delle quali la massoneria irregolare e regolare va ad incontrarsi. Spesso, quindi, i presentatori incontrano i presentati all’interno del Rotary o del Kiwanis. Molti iscritti alla massoneria ne sono presidenti”. Dunque, benché l’appartenenza a questi clubs, di per sé, non comporta una automatica appartenenza alla massoneria, spesso i massoni possiedono una doppia iscrizione: alle logge e a tali associazioni. Pertanto, anche al fine di far luce sul contesto in cui si collocarono l’oramai accertato depistaggio sulla strage di Via D’Amelio e la “sparizione” dell’agenda rossa appartenuta a Paolo Borsellino, sono state disposte le perquisizioni nei luoghi all’epoca nella disponibilità del dottor Tinebra.

Paolo Borsellino, la morte del giudice

Paolo Borsellino morì nella strage di via d’Amelio, a Palermo, il 19 luglio 1992, appena 57 giorni dopo Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci. Borsellino stava andando a trovare la madre e un’auto imbottita di tritolo esplose davanti al cancello proprio nel momento in cui stava citofonando. Nella strage morirono con lui anche cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della polizia di Stato a cadere in servizio).

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A Montecitorio in esposizione la borsa di Paolo Borsellino

Intanto arriva la notizia che lunedì 30 giugno, alle 18 in Transatlantico, a Montecitorio, si terrà la cerimonia in memoria di Paolo Borsellino, nel corso della quale sarà presentata la prima esposizione della borsa che il giudice aveva con sé il giorno della strage di Via D’Amelio, il 19 luglio 1992. Sarà presente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Interverranno: il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Contributi e partecipazione dei figli di Paolo Borsellino e di: Manuela Canale, figlia del tenente colonnello Carmelo Canale, tra i più stretti collaboratori di Paolo Borsellino. In conclusione interverrà la deputata Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Antimafia.