Ha investito il figlio di un anno e mezzo per errore e il bimbo resterà “gravemente menomato per tutta la vita sotto più punti di vista”. Per la Procura di Milano la madre non va processata per lesioni gravissime perché sarebbe come infliggere la “pena” per “due volte”. Così il pubblico ministero Paolo Storari ha chiesto al gip di escludere la “punibilità del fatto” ritenendo “lievi” i “fatti” anche se in presenza di “gravi lesioni” per la colpa incosciente.
L’obiettivo è non “aggiungere alla sofferenza naturale” quella della “pena statale”, si legge nelle cinque pagine del provvedimento, anticipato dal Corriere della Sera. Chiedere alla 38enne di patteggiare una pena minima, tenendo conto della “situazione che si trova a vivere”, sarebbe come se lo Stato reagisse “strumentalizzando l’indagata”. Perché è una di quelle vicende dove si rischia che il diritto perda “la sua funzione” e diventi una sorta di “valore in sé”. Va subito messa una “conclusione” alla “reazione penalistica” che “non serve a nulla”, scrive il pm, e “anzi appare addirittura controproducente, non avendo il diritto penale alcuna funzione da svolgere, né per il reo né per la collettività”.
Un’altra ipotesi del magistrato alla ricerca di “valvole di sfogo” che evitino alla donna la “pena del processo” è chiedere al gip di sollevare la questione di legittimità costituzionale sul reato di lesioni personali gravissime cagionate per colpa dalla madre al figlio. La Consulta sarebbe chiamata ad esprimersi sul contrasto fra la norma e l’articolo 27 della Costituzione che vieta le “pene inumane”.