“Il ritardo nella reazione” della “vittima” di violenza sessuale, “cioè nella manifestazione del dissenso, è stato irrilevante“. Lo scrivono i giudici della Corte di Cassazione nella sentenza con cui hanno disposto il processo d’appello bis per un sindacalista che lavorava all’aeroporto di Milano Malpensa, accusato di violenza sessuale ai danni di una hostess, che si era rivolto a lui per problemi con il suo datore di lavoro.
In primo grado al Tribunale di Busto Arsizio e in secondo grado alla Corte d’appello di Milano, l’uomo era stato assolto perché non in grado di percepire il dissenso della hostess, che avrebbe reagito alle molestie dopo 20 secondi. “La giurisprudenza è netta nel ritenere che sia irrilevante, ai fini della configurazione della violenza sessuale, la reazione della vittima, perché la sorpresa può essere tale da superare la sua contraria volontà, così ponendola nell’impossibilità di difendersi“, sottolineano i giudici della Suprema Corte.
“La pronuncia della Corte di Cassazione rappresenta un passaggio fondamentale nella battaglia culturale e giuridica per il pieno riconoscimento della violenza sessuale come atto che, per sua natura, può annientare la capacità di reazione della vittima. Avere oggi il conforto di questa autorevole interpretazione giurisprudenziale della Suprema Corte, secondo cui il tempo impiegato da una donna per manifestare il proprio dissenso è irrilevante, significa affermare un principio di civiltà: la violenza non si misura con il cronometro, ma con il trauma che produce”. Così in una nota Roberta Mori, portavoce nazionale della Conferenza delle donne democratiche.
“La decisione della Corte di Cassazione in merito al caso di un sindacalista, assolto nei primi due gradi di giudizio dalle accuse di molestie, perché la donna aveva impiegato 20-30 secondi ad opporsi, è importante: restituisce giustizia non solo alla donna coinvolta, ma a tutte. Si afferma in modo chiaro che il consenso va cercato, non presunto. Finalmente si sgombera il campo da ogni interpretazione sul ‘ritardo della reazione’ e si sancisce che senza consenso è sempre violenza. Un abbraccio va a Barbara D’Astolto, che con coraggio e determinazione, ha condotto insieme alle avvocate di Differenza Donna, una battaglia giusta, per sé e per le altre. Per questo le siamo grate”. Lo dichiara Cecilia D’Elia, senatrice Pd e vicepresidente della commissione femminicidio.
“Il tempo impiegato dalla vittima per manifestare dissenso non può essere usato per negare la violenza subita. Quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, che ha disposto un nuovo processo d’appello per un ex sindacalista che abusò di una hostess nell’aeroporto di Malpensa, è una vittoria storica e rappresenta un passo fondamentale nella tutela della libertà e della dignità delle donne”. Così le parlamentari M5S in commissione bicamerale di inchiesta sul Femminicidio e la violenza di genere, Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino, e la deputata Valentina Barzotti, capogruppo M5S in commissione Lavoro.
“Affermare che il tempo di reazione della vittima non può sminuire la gravità di una violenza è un principio di civiltà giuridica che andava ribadito con forza. La violenza sessuale non si misura in secondi: la sorpresa, lo shock e la paura possono indurre le vittime di abusi in una reale impossibilità di difendersi, anche in tempi brevissimi. Dopo anni di impegno, possiamo dirlo con forza: questa è una conquista per tutte e tutti, e un segnale chiaro per i luoghi di lavoro, che devono diventare spazi sicuri, rispettosi e liberi da ogni forma di abuso o discriminazione”.