Violenza donne, 1 uomo su 3 è spaventato dalla propria aggressività

È quanto emerge dall'indagine Eurispes che mostra un quadro preoccupante. Il 51,7%, inoltre, non si sente vicino alle idee femministe

Il 50,5% degli uomini dichiara di non aver mai provato timore rispetto alla propria aggressività; mentre una quota considerevole, pari a un uomo su tre (35,2%), riferisce di averne avuto paura almeno una volta o qualche volta, segnalando una certa consapevolezza dell’impatto del proprio comportamento. Inoltre, una minoranza non trascurabile mostra una relazione più complessa con il proprio controllo emotivo: l’11,5% degli intervistati afferma di aver avuto frequentemente paura della propria aggressività, mentre il 2,8% riporta di provarlo regolarmente. È quanto emerge dall’indagine Eurispes ‘Dimensione Uomo – Uomini sempre più fragili e spaesati’ che mostra un quadro preoccupante. 

L’indagine Eurispes

L’indagine campionaria è stata realizzata su un campione probabilistico di uomini residenti in Italia, stratificato in base alla distribuzione della popolazione per area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole) e per fasce d’età, risultante dai dati dell’ultimo Censimento Istat. La rilevazione è stata realizzata tramite la somministrazione di un questionario semistrutturato ad alternative fisse predeterminate, composto da domande a risposta chiusa. I questionari compilati e analizzati sono stati complessivamente 1.018 e sono stati somministrati tra novembre 2024 e gennaio 2025. Questi dati si inseriscono in un quadro teorico più ampio, che considera la mascolinità come una costruzione sociale in costante evoluzione.

In questo senso, il riconoscimento della paura della propria aggressività da parte di alcuni uomini potrebbe indicare un cambiamento nelle norme tradizionali di genere, favorendo una maggiore riflessività e apertura verso il riconoscimento della necessità di una gestione consapevole delle emozioni. Se da un lato la riflessione sulla paura della propria aggressività suggerisce una crescente consapevolezza emotiva tra gli uomini, dall’altro la mascolinità continua a manifestarsi attraverso modelli rigidi di comportamento che riproducono dinamiche di controllo e dominio, spesso identificati con il concetto di “mascolinità tossica”.

Una contraddizione confermata dai dati: la presenza diffusa di atteggiamenti maschili tossici suggerisce che, nonostante una maggiore consapevolezza emotiva, persistano dinamiche di controllo e dominio che continuano a essere normalizzate nella cultura maschile. In particolare, il 24,4% degli uomini dichiara di non aver mai assistito a episodi di questo tipo, mentre la maggioranza (75,6%) ha avuto almeno un’esperienza diretta o indiretta di tali comportamenti. 

51,7% degli uomini non si sente vicino a idee femministe

Il 51,7% degli uomini non si sente vicino alle posizioni espresse dal movimento femminista contemporaneo contro il 48,3% che ha una posizione favorevole. Sorprendentemente, i più giovani (18-24 anni), sono meno inclini ad aderire alla causa del movimento femminista contemporaneo (59,1%), si legge ancora nel report. 

Gli uomini si sentono in secondo piano rispetto alle istanze delle donne

La “sensazione” di alcuni uomini di essere “messi in secondo piano” rispetto alle istanze femminili. È quanto si legge nelle conclusioni della ricerca Eurispes ‘Che cos’è la mascolinità’, realizzata con la collaborazione dell’Associazione Filocolo, ha raccolto le indicazioni di un campione di 1.018 uomini e ha preso in esame diversi aspetti dell’universo maschile in relazione alla percezione del proprio corpo, all’espressione delle proprie emozioni, alle funzioni sociali e al ruolo rispetto alle donne e all’interno della società.

“Questo, se non tenuto in considerazione, potrà generare difensività e conflitto invece di contribuire a un dialogo costruttivo sulle sfide legate ai ruoli di genere – si legge – Allo stesso tempo, la maggior consapevolezza rispetto ai cosiddetti ‘atteggiamenti tossici’ è positiva: indica che molti uomini stanno riconoscendo la presenza di dinamiche distruttive in sé o attorno a sé”.

“La ricerca, in definitiva, suggerisce che la maschilità non è un monolite e risulta necessario un discorso più inclusivo, in cui gli uomini abbiano la possibilità di esprimere paure e aspirazioni senza incorrere in giudizi basati su archetipi rigidi. L’aspetto più promettente è proprio l’emergere di un bisogno di confronto: la percezione di un disagio (ad esempio, in àmbito emotivo o rispetto all’aspetto fisico) potrebbe spingere verso un ripensamento delle norme sociali e una maggiore apertura al cambiamento”.

Per il 44% uomini c’è più attenzione sui diritti femminili che verso i propri

La maggioranza degli uomini è in disaccordo con l’affermazione che la società contemporanea presti più attenzione alla tutela dei diritti delle donne piuttosto che a quella dei diritti degli uomini (56%); tuttavia, non è trascurabile che circa quattro uomini su dieci ravvisino una disattenzione nei confronti dei propri diritti in favore di quelli femminili (44%). 

Gli uomini non si sentono soggetti a maggiori pressioni sul rendimento rispetto alle colleghe donne (60,8%), anche se ciò avviene per quattro uomini su dieci (39,2%). Un tema particolarmente sentito è la percezione che si parli troppo poco della violenza femminile sugli uomini: il 48% degli uomini concorda con questa affermazione; tuttavia, poco più della metà del campione (52%) non percepisce questo come un problema centrale. L’idea che si debba parlare di “femminilità tossica” con la stessa frequenza con cui si discute di “mascolinità tossica” trova ampio consenso (58,9%), segnalando un’esigenza di bilanciare il dibattito sulle problematiche di genere.