Basta con ‘madre’ e ‘padre’: la Cassazione riconosce di nuovo la parola ‘genitori’ su carta d’identità

Bocciato il ricorso presentato dal Viminale

La Corte di Cassazione ha confermato che il figlio o la figlia di due donne, “ha diritto di ottenere una carta d’identità rappresentativa della sua peculiare situazione familiare“. Lo hanno stabilito i magistrati della Suprema Corte con il dispositivo, di 11 pagine, con il quale è stato di fatto bocciato il ricorso presentato dal Viminale contro la sentenza della Corte d’Appello di Roma, contro il Comune di Roma e contro due donne, che, dopo la decisione del ministero dell’Interni di cancellare la parola genitori e di apporre la specifica ‘padre’ e ‘madre’,(disposta dal cosiddetto decreto ‘Salvini’ del 31 maggio 2019 che li inserì al posto della parola genitori- ndr) avevano proposto il ricorso, prima in corte d’Appello e poi in Cassazione.