Il parroco commenta la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla terra dei veleni
“Questo giorno è uno spartiacque, da ora per la Terra dei fuochi ci sarà per sempre un prima e un dopo. E nessuno potrà più negare ciò che è stato negato per tanti anni“. Così don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che ha condannato l’Italia per le mancate misure a protezione dei cittadini della cosiddetta Terra dei fuochi. Il parroco confida di vivere questo momento “con soddisfazione ma senza gioia. Non posso essere felice, nessuno di noi può esserlo perché tante, troppe, sono state le vittime dei veleni di questo territorio”.
“Penso – ha aggiunto don Patriciello – agli innumerevoli funerali che ho celebrato, alle bare bianche davanti all’altare. Penso alle persone della mia famiglia che non ci sono più, penso all’ultima ragazza che abbiamo sepolto soltanto pochi giorni fa, e aveva vent’anni. Ecco, come si può essere felici di fronte a tutto questo?”. Secondo don Patriciello, “la speranza c’è”.
“Chi per tanti anni ha lasciato che questi luoghi venissero avvelenati oggi non appartiene più alla classe politica del Paese. Gli amministratori cambiano, e io che sono un sacerdote ho il dovere di nutrire la speranza, soprattutto di fronte a una sentenza come questa della Corte europea”, ha concluso.
Don Patriciello: “La sentenza dice cose che abbiamo sempre saputo”
“Siamo contenti che sia arrivata questa sentenza della Corte Europea sui diritti dell’uomo per quanto riguarda la Terra dei Fuochi, anche se è arrivata dopo una dozzina di anni. Qualche volta avevo persino perso la speranza che fosse ancora in vita la nostra denuncia. La sentenza dice delle cose che abbiamo sempre saputo. Io sono un cittadino italiano e un sacerdote, mi dispiace che l’Italia venga bastonata così dalla Corte Europea, ma è giusto. Quello che dice la sentenza è tutto vero”. Così a Radio Crc il parroco di Caivano don Maurizio Patriciello: “Ho celebrato tanti funerali di bambini e giovani genitori – ha detto ancora don Patriciello -. Ho persino perso due fratelli, mia cognata e mia nipote. Siamo stati umiliati, bistrattati e dimenticati dallo Stato e quello che abbiamo ottenuto è stato solo grazie alle proteste dei volontari e della Chiesa campana. Il Cardinale Sepe e i vescovi campani hanno firmato persino tre documenti per dire: Fate presto!’.La camorra ha fatto la sua parte e gli industriali disonesti hanno approfittato della situazione facendo alleanze con quest’ultima, ma la politica si è dimostrata ignava, corrotta o distratta. Ci sono stati persino dei negazionisti: li abbiamo trovati dappertutto, tra i giornalisti e gli agronomi o tra i camorristi e i politici”.
“Questa sentenza – ha detto ancora -è una soddisfazione e una gioia amara. Il mio primo pensiero va ai bambini. Io sono un cristiano e noi cristiani siamo condannati a sperare. La speranza è scritta nel mio DNA, in ogni battito del mio cuore e in ogni respiro dei miei polmoni. Il più bel servizio che abbiamo reso allo Stato italiano è stato quello di far capire che oltre alla protesta si può anche dialogare con le istituzioni. Gli sversamenti sono diminuiti in una percentuale enorme, così come lo spaccio al Parco Verde di Caivano. La mia parrocchia era diventata la più grande piazza di spaccio d’Europa e da quando è arrivata Giorgio Meloni nell’agosto del 2023 non c’è più neanche un pusher sulle nostre strade”.
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