Ripercorrere e interpretare la storia recente del Paese attraverso l’analisi dei fenomeni televisivi che in questi ultimi due decenni hanno riempito, e a volte monopolizzato, gli schermi degli italiani. E’ quanto si propone il giornalista Francesco Specchia con il suo ‘Complimenti per la trasmissione. Un impavido telebestiario della tv italiana’, edito da Baldini & Castoldi.
“Si tratta di un bestiario televisivo, frutto di un’analisi fatta in oltre 20 anni di televisione. Sfaccettature di cronaca, politica, economia, raccontate attraverso le mostruosità espresse dalla tv”, racconta Specchia a LaPresse. “Mostri veri, consci di essere tali – dice -. Mostri di bravura, che sono al di sopra della media, da Alda Merini a Piero Angela o Vincenzo Mollica. O ancora i mostri che diventano tali davanti alla telecamera e i mostri di trash allo stato puro, dei Pio e Amedeo o il Grande Fratello”.
Un avventuroso ‘safari’ tra i palinsesti, insomma, in cui ogni cosa scorre sotto lo sguardo del teleutente: le riforme Rai; le migrazioni di Fazio e Saviano; la scomparsa di Arbasino e Costanzo, Angela e Valeri, e di altri dèi o titani del piccolo schermo; l’onnipotenza di Vespa e De Filippi; RaiCultura contro il Grande Fratello, Crozza e gli altri alla corte di Discovery; il talk e il trash; La7 e Mediaset, Cairo e Berlusconi e le feroci sfide pubblicitarie; l’intelligenza artificiale e l’ignoranza naturale, i giornalisti e gli oroscopisti; la Merini e la Cuccarini; il Covid e la sua mitologia.
Per Specchia “l’estetica dell’orrido è un classico della sociologia. Il trash fa parte della narrazione del Paese. Il brutto ha lo stesso fascino, se non superiore, a quello del bello. Questo libro è a metà tra Sergio Saviane, Giancarlo Fusco e Leo Longanesi, nel senso che alcune cose sono molto serie, come il pezzo su Arbasino che inventò la casalinga di Voghera, e altre cose più leggere”. La genesi del libro risale al periodo del lockdown. “E’ ispirato dal fatto che durante il Covid mi sono ritrovato da solo sempre davanti alla televisione – racconta Specchia -. L’afflato letterario proviene dall’esperienza di Xavier de Maistre che tra il ‘700 e l’800 venne confinato nella sua stanza per due mesi, e guardando la gente dalla sua finestra, si immaginava le storie dietro alle persone che vedeva passare e che raccolse in un testo divenuto un caposaldo, che è ‘Viaggio intorno alla mia camera’“.
In questo panorama così variegato, sullo scadimento della televisione gioca un ruolo determinante l’influenza dei social. “I social basano tutto sulla velocità. La nostra generazione ha una soglia d’attenzione che si aggira sui 2 minuti, i millennials di 40 secondi, la generazione Zeta di 8 secondi, la generazione Alfa di 4 secondi. Quindi questo va a discapito dell’approfondimento. Nel libro c’è una parte dedicata ai fenomeni ‘strani’ di Youtube che hanno successo e non ci si spiega perché. Da quello che chiede il costo degli out-fit delle persone per strada, a Domenico Bini, pensionato che in casa suona la chitarra in modo storpiato, o Mark The Hammer che crea brani partendo da singoli suoni o frasi”. Il ruolo di protagonista della narrazione sociale, resta comunque sempre ad appannaggio della tv. “Vuoi per l’invecchiamento, vuoi perché i racconti veri hanno bisogno di tempo, la televisione generalista continua a mantenere una grande fetta di mercato nonostante l’avanzata di Youtube, di Instagram, di TikTok”.
Sessant’anni dopo l’uscita del saggio di Umberto Eco “Apocalittici e integrati”, Specchia sottolinea quanto oggi le diverse categorie tendano a sovrapporsi, nella logica di una grande rivoluzione comunicativa: “Ogni 50 anni si assiste a una grande rivoluzione – dice -. La grande rivoluzione della televisione è stata quella che è succeduta alla carta stampata. Oggi questa rivoluzione rischia di diventare ‘poltiglia’ se non viene regolata. Si chiama ‘giornalismo reticolare’, che è quello che porta a prendere la notizia del New York Times e a metterla sullo stesso piano di qualche cavolata detta dal terrapiattista di passaggio, perché non si ha più il controllo delle fonti”.