L'ennesima tragedia sul lavoro, una vera strage di operai e lavoratori. Prosegue il lavoro dei soccorritori
Un boato che si è sentito per chilometri, poi le fiamme e la colonna di fumo nero che si è innalzata in aria. È a Calenzano che si registra l’ennesima tragedia sul lavoro, una vera strage di operai e lavoratori. Tutto è iniziato alle 10.20 nel deposito di stoccaggio di Eni: la forza dell’esplosione è tale che vanno in frantumi i vetri delle case lì vicino e alcune ditte vengono fatte evacuare, mentre squadre dei vigili del fuoco corrono sul luogo del disastro. Il Comune di Calenzano chiede da subito di chiudere porte e finestre e di non avvicinarsi all’area Eni nei pressi del campo sportivo in via del Pescinale, scatta anche l’It-Alert. Intanto i soccorritori sono al lavoro: fin dalle prime ore è chiaro che si tratta di una strage e i numeri, impietosi, lo confermano. Intorno alle 13 il bilancio della prefettura di Firenze è di 2 morti accertati, 9 feriti di cui due gravi e 3 dispersi che si cercano sotto le macerie in uno scenario apocalittico. Oltre ai 9 feriti accompagnati con le ambulanze presso gli ospedali della zona, altre 17 persone si sono presentate in maniera autonoma in strutture ospedaliere per cure mediche in seguito all’esplosione.
“Vedere come sono ridotti tutto il piazzale, le autocisterne che sono sotto è veramente impressionante. Immagino chi era lì a lavorare e che ha subito ferite e chi purtroppo non ce l’ha fatta. Speriamo che” per i dispersi “l’esito non sia nefasto come quello che ci si può aspettare, sono in corso ancora i lavori di ricerca di eventuali sopravvissuti, ma la situazione è davvero indescrivibile”, ha detto il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, al termine del sopralluogo.
“Ho sentito un boato, i vetri delle finestre sono andati in frantumi e un vetro mi ha ferito in fronte. Solo due punti di sutura fortunatamente”, racconta Nicolas Magnolfi, operaio 29enne di una ditta vicina allo stabilimento Eni di Calenzano (Firenze), racconta ai giornalisti il momento dell’esplosione che questa mattina ha causato due morti, nove feriti e tre dispersi. “Mi sono reso conto di quanto era accaduto quando ho visto il fuoco nell’area Eni e sono scappato”, prosegue. Il 29enne spiega poi che “la pericolosità” dello stabilimento Eni “la conoscevamo, ma non fino a questo punto”.
Intanto, la procura di Prato, competente per territorio, aprirà “un procedimento penale per appurare le eventuali responsabilità penali” per “l’esplosione, con conseguente incendio e danneggiamento del deposito Eni di Calenzano”, ubicato in via Erbosa n. 27, e degli edifici circostanti, “che ha prodotto la morte di due persone e il ferimento di nove, due dei quali trovano in condizioni molto gravi”, fa sapere il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, con una nota.
“Eni desidera esprimere la propria forte vicinanza alle famiglie delle persone decedute e alle persone rimaste coinvolte nell’incidente”, la nota invece dell’azienda che ha precisato di stare “pienamente collaborando con l’autorità giudiziaria per l’accertamento delle dinamiche e delle cause dell’esplosione di una delle autobotti presso la pensilina di carico”.
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