Peste suina, il virus stende il nord-Italia: circa 120mila maiali uccisi dal 2022

La malattia ha avuto un picco con 24 focolai all'inizio di settembre

Da quando la peste suina è comparsa in Italia nel gennaio 2022, circa 120.000 maiali sono stati uccisi, tre quarti dei quali solo negli ultimi due mesi, quando l’emergenza si è intensificata. La malattia ha avuto un picco con 24 focolai all’inizio di settembre, la maggior parte dei quali in Lombardia. L’area di maggiore preoccupazione si estende per 4.500 chilometri quadrati e comprende il Piemonte e l’Emilia Romagna.

Oggi è una desolazione. Perché qui, normalmente, c’è viavai. C’è sempre stato un viavai di persone, di veicoli e di attività legate all’allevamento”, racconta Giovanni Airoli, allevatore della provincia di Pavia. “Il 24 agosto abbiamo avuto una morte anomala di una scrofa. Dalle analisi effettuate abbiamo purtroppo scoperto il virus della peste suina nel nostro allevamento. Sono scattate immediatamente tutte le procedure previste dalla legge con l’abbattimento di tutti gli animali dell’allevamento, quelli malati e purtroppo anche quelli sani”. Nel giro di una settimana, tutte le 6.200 scrofe, i suinetti e i maiali da ingrasso della sua azienda agricola a sud di Milano sono stati abbattuti.

La malattia, quasi sempre mortale per i suini ma che non colpisce l’uomo, ha infettato dapprima i cinghiali e si è rapidamente diffusa ai maiali domestici. La Coldiretti ha stimato un danno al settore di 500 milioni di euro. “Il virus della peste suina è molto spesso portato negli allevamenti dagli esseri umani. O da un lavoratore che passa da un’azienda all’altra, o a causa di un camion che trasporta foraggio. Tutto perché c’è una scarsa biosicurezza“, spiega Francesco Ceccarelli, cofondatore e responsabile investigativo di ‘Essere animali‘, organizzazione per i diritti degli animali. “Negli allevamenti intensivi il benessere degli animali non è rispettato di default. Pertanto, l’unico modo per avere una produzione accettabile, è ridurre il numero di allevamenti e ridurre drasticamente la quantità di proteine animali e di prodotti provenienti da animali”.