Vittorio Emanuele, presidente Guardie Tombe Reali: “Uomo semplice e umano”

Il ricordo di Ugo Maria d’Atri all'agenzia LaPresse

“Un uomo semplice e umano”. Il presidente onorario e Capitano di Vascello Ugo Maria d’Atri, presidente dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon ricorda Vittorio Emanuele di Savoia. “Quando nel 1986, poi nel 2003, incontrai Vittorio Emanuele di Savoia, ebbi l’impressione che fosse realmente diverso da come era stato sempre descritto dalla stampa. Gli hanno imputato molto, ma era una persona semplice, grata e affettuosa. Persona di grande umanità, estremamente amichevole spesso scherzoso ma con un sottofondo di inquietudine tipici di chi ha avuto vicissitudini nella vita che hanno contraddistinto la sua esistenza. Vittorio Emanuele, nacque in una reggia e, sin da piccolo gli dicevano che sarebbe diventato re d’Italia. Ma non fu così. A 9 anni venne mandato in esilio che durò 57 anni. Perché mandare lui in esilio, quando secondo la legge la responsabilità penale è personale. Quali colpe aveva? Nel ventesimo secolo perché l’esilio? Sembrava tornato l’ostracismo greco”. “Vittorio Emanuele, invece, aveva un tratto umano che lo contraddistingueva. Nel 2006, venne arrestato e portato ai domiciliari. Durante un pranzo nella sua dimora all’Argentario, durante la detenzione fummo invitati a un pranzo. Tanta era la sua umiltà che sia lui, che la moglie ci servirono le portate a tavola”. “Tra il 2013 e il 2017 – rivela D’Atri – cercammo di portare le spoglie dei quattro sovrani al Pantheon, in qui 4 anni eravamo in contatto. Questo rapporto è stato sempre contraddistinto da un clima di cordialità.