La Squadra mobile di Potenza e gli agenti della Polizia locale in forza alla Procura di Potenza hanno eseguito lunedì mattina un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 4 persone nell’ambito di una maxi inchiesta sul Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) dei migranti irregolari di Palazzo San Gervasio. Le accuse sono a vario titolo di violenza privata pluriaggravata, falso ideologico, calunnia, truffa aggravata ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, maltrattamenti e, in un secondo filone d’indagine, anche induzione indebita e concussione. Coinvolti poliziotti, medici e avvocati dei migranti trattenuti nel Cpr. È finito ai domiciliari un ispettore della Polizia di Stato, Rosario Olivieri.
Il gip di Potenza ha disposto il divieto per 12 mesi di esercitare attività d’impresa o uffici direttivi di aziende in rapporti con la pubblica amministrazione nei confronti di Alessandro Forlenza (indagato anche dalla Procura di Milano a inizio dicembre per turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture nella gestione del Cpr di via Corelli), e la moglie Paola Cianciulli, entrambi amministratori della società Engel italia srl che gestiva il Centro prima di cambiare nome in Martinina srl. Al medico di base Donato Nozza è stato notificato il divieto di esercitare la professione per un anno nel Cpr con accuse di maltrattamenti, falso ideologico e violenza privata pluriaggravata. Durante l’esecuzione dell’ordinanza sono state effettuate perquisizioni disposte dalla Procura lucana guidata dal procuratore Francesco Curcio nei confronti di altri poliziotti e di alcuni avvocati in relazione alle nomine dei difensori di fiducia dei migranti trattenuti nel Cpr. Le ipotesi di reato su questo secondo filone sono di falso, induzione indebita e concussione.
Un migrante nel Cpr di Palazzo San Gervasio a Potenza sarebbe stato “immobilizzato ai polsi e alle caviglie” con delle “fascette di contenimento” per costringerlo a “ingerire contro la sua volontà dosi di farmaci antipsicotici e di farmaci tranquillanti di derivazione benzodiazepinica” come “Seroquel, di Rivotril e di Tavor” e gli sarebbero state “le cure ospedaliere che aveva ripetutamente richiesto sostenendo di aver ingerito un oggetto metallico”. E’ l’accusa nei confronti dell’ispettore della Polizia di Stato, Rosario Olivieri, uno dei nove indagati dalla Procura di Potenza nell’ambito della maxi inchiesta per violenza privata pluriaggravata, falso ideologico, calunnia, truffa aggravata ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, inadempimento maltrattamenti, induzione indebita e concussione sul Centro di permanenza per il rimpatrio della Basilicata.
Sarebbe un “trattamento inumano e degradante per al dignità della persona” si legge nelle 288 pagine dell’ordinanza emessa dal gip Antonello Amodeo che ha disposto gli arresti domiciliari per l’agente e misure cautelari nei confronti dei gestori del centro e di un medico. Il poliziotto avrebbe agito “con crudeltà” e “con abuso dei suoi poteri” provocando un “trauma psichico” allo straniero, uno degli almeno 24 tunisini nei cui confronti gli indagati avrebbero messo in piedi tra 2018 e 2022 un “sistema” di “maltrattamenti” basato su “l’indebita somministrazione anche occulta e/o forzata e in ogni caso senza che fosse acquisito il consenso informato di psico-farmaci anticonvulsivi” per “modificarne i comportamenti”. Ai migranti sarebbe stato indotto “uno stato di prostrazione ed una continua sedazione coatta” con “menomazione della dignità umana ed una lesione della libertà morale delle vittime” oltre al “rischio concreto di indurre fenomeni di farmacodipendenza” senza che fosse stata diagnosticata alcuna “sindrome convulsiva o epilettica”.