La porta dell’appartamento, al nono e ultimo piano di un palazzo in pieno centro a Milano, era chiusa dall’interno. Dentro, riverso in una pozza di sangue e con una grossa ferita alla testa, il corpo senza vita di Fiorenza Rancilio, immobiliarista di 73 anni. In casa anche suo figlio, 36 anni, sottoposto a fermo dai Carabinieri della Compagnia Duomo: l’uomo, portato via dalla casa in ambulanza in stato di shock, è ritenuto responsabile dell’omicidio della madre. Gli inquirenti lo hanno sentito prima che fosse portato in ospedale. Nelle ore precedenti, l’uomo avrebbe assunto degli psicofarmaci. L’uomo è attualmente ricoverato presso il Policlinico di Milano dove è piantonato in stato di fermo.
Quando i carabinieri della Compagnia Milano Duomo sono giunti nell’abitazione, hanno ritrovato la donna stesa per terra. Con lei, ma in un’altra stanza al momento dell’arrivo dei militari dell’Arma, il figlio. Nella casa della vittima i carabinieri hanno repertato vari oggetti in cerca dell’arma del delitto. A far scattare l’allarme, la donna delle pulizie che non è riuscita ad aprire la porta di casa. È stato il portiere dello stabile a chiamare il numero unico di emergenza. Nello stesso stabile di via del Crocefisso, dove viveva la donna, ci sono anche le sedi delle società immobiliari Omnium e Palladium.
Fiorenza Rancilio era figlia dell’immobiliarista Gervaso Rancilio: davanti a un suo cantiere a Cesano Boscone, il padre e il fratello Augusto vennero circondati da un commando di 8 persone la mattina del 2 ottobre 1978 e poi sequestrati. Secondo la ricostruzione Augusto morì durante un tentativo di fuga, i resti del suo corpo però non vennero mai ritrovati. Nel palazzo, Fiorenza Rancilio e suo figlio vengono descritti come persone riservate. “Mai sentiti litigi, mai urla”, ha riferito un addetto alle pulizie dell’edificio. “Non vedevo la signora da un po’ di tempo – ha affermato – Sia lei sia il figlio erano sempre molto cordiali quando li ho incontrati, anche il figlio era sempre molto tranquillo”.