Ilaria Salis in cella da nove mesi: "Costretta a indossare abiti sporchi, compreso l'intimo, per cinque settimane"
Si trova in carcere da 9 mesi in Ungheria e ai suoi avvocati in Italia parla di detenuti al “guinzaglio” tenuto “in mano dall’agente di scorta”, obbligati a stare rivolti “verso il muro” reclusi “23 ore su 24” in celle all’interno di sezioni miste uomini e donne con “cimici, scarafaggi e topi”. Le parole di Ilaria Salis, anarchica milanese 39enne, da febbraio in carcere a Budapest per aver partecipato agli scontri con i neonazisti europei l’11 febbraio in occasione della ‘Giornata del Ricordo‘, si leggono in una lettera di 18 pagine che i legali Eugenio Losco e Mauro Straini hanno depositato mercoledì mattina alla Corte d’appello di Milano: una memoria nel procedimento di estradizione a carico di Gabriele Marchesi, 23enne milanese ora ai domiciliari, coimputato della donna in Ungheria e per il quale è stata chiesta la consegna con le accuse di lesioni aggravate e tentato omicidio.
Gli scontri a Budapest dell’11 febbraio
I due avrebbero preso parte agli scontri avvenuti nella Capitale sotto l’egida dell’organizzazione tedesca anarco-rivoluzionaria ‘HammerBand’ di Lipsia (‘Banda del martello’), guidata dalla 28enne Lina Engel e il compagno Johann Guntermann, che avrebbe scelto Budapest per “attaccare e assaltare militanti fascisti o di ideologia nazista” radunati a commemorare la ‘resistenza’ contro i Sovietici nella seconda guerra mondiale, si legge nel mandato d’arresto europeo (Mae) per Marchesi. Il 5 dicembre la quinta sezione penale d’appello di Milano dovrà decidere se estradarlo. Gli avvocati puntano a dimostrare che il regime carcerario in Ungheria è incompatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che vieta trattamenti inumani e degradanti e per i quali la nazione del presidente Victor Orbàn è già stata condannata. Sulla richiesta dovranno esprimersi anche il Ministero della Giustizia e il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser – già giudice della Corte Penale Internazionale dell’Aja – che sarebbe pronto a dare parere negativo alla consegna del 23enne per la sproporzione fra i fatti contestati e le pene: rischia fino a 16 anni.
Le lettere di Ilaria Salis dal carcere
Nelle lettere dal carcere Ilaria Salis racconta di essere stata “costretta a indossare abiti sporchi” inclusa la biancheria intima per “circa 5 settimane”, fino a quando il Consolato italiano non è stato autorizzato a consegnarle il primo pacco. I colloqui con i difensori ungheresi avvengono alla “presenza di una guardia” e per sei mesi e mezzo le è stato vietato qualunque contatto, compresi i genitori. Il suo interrogatorio del 28 febbraio scorso sarebbe avvenuto in assenza di avvocati e di interprete e in cella lo spazio a disposizione per ogni detenuto sarebbe inferiore ai 3,5 metri quadrati. “Alcuni giorni l’ora d’aria è in concomitanza con la doccia quindi capita di saltare l’aria o la doccia”, scrive l’anarchica. Salis parla di reclusi obbligati a lavorare “a tempo pieno” in carcere per 50 euro al mese, mancate retribuzioni per i detenuti stranieri, controllo della corrispondenza e uomini tenuti al guinzaglio. “Qui ti mettono un cinturone di cuoio – scrive – con una fibbia a cui legano le manette”. “Anche i piedi sono legati tra loro” e “intorno alle caviglie mettono due cavigliere di cuoio chiuse da due lucchetti e unite tra loro da una catena lunga circa 25 centimetri”. “Legata così – aggiunge – ho dovuto salire e scendere diversi piani di scale. Si rimane legati così per tutta la durata dell’udienza”.
Il processo il prossimo 29 gennaio
Il processo partirà il prossimo 29 gennaio: le è stato proposto di patteggiare 11 anni. Con Marchesi sono accusati dalle autorità di aver preso parte ai due episodi contestati dalla polizia di Orban nel Mae: un’aggressione di circa 30 secondi in cui 8 antifascisti avrebbero attaccato un uomo colpendolo alla testa 4 volte con un martello di gomma, prendendolo a calci e spruzzando spray urticante provocando la “rottura di 3 costole” e “parecchi lividi sul torso e sulla testa” e un raid, non lontano da un pub dedicato a eventi privati di estrema destra, in cui 10 militanti della sinistra antagonista avrebbero seguito due hammerskins tedeschi fino a casa colpendoli in testa e alle gambe con il martello e provocando “leggere lesioni”. Violenze che sarebbero immortalate da alcuni video anche se per il giudice milanese Stefano Caramellino che il 23 novembre ha scarcerato il giovane anarchico negli atti investigativi della polizia ungherese non si “individua espressamente la materialità dell’apporto dato” dal milanese a ogni “azione criminosa” ma viene semplicemente definito “complice”.
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