Non vi è stato un omicidio all’origine della morte di Polina Kochelenko – la giovane istruttrice cinofila il cui corpo privo di vita è stato rinvenuto all’interno di un canale nelle campagne di Valeggio, nel Pavese, la notte del 16 aprile 2021, ma un tragico incidente. Lo conferma il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, che sottolinea come le indagini eseguite a seguito della riapertura disposta dal Gip hanno confermato che la 35enne di origini russe è deceduta a seguito di annegamento, dopo essere spontaneamente entrata in acqua nel canale, nel verosimile tentativo di salvare uno dei suoi cani – un cucciolo- che le era scappato. L’autopsia ha confermato l’assenza di segni di colluttazione sul corpo della ragazza, smentendo così l’ipotesi di un’aggressione a fini economici o sessuali. Le piccole ecchimosi rinvenute sul cadavere sono state, infatti, spiegate dal medico legale come i segni del trasporto del corpo in acqua e del conseguente urto contro gli ostacoli incontrati lungo il percorso e non sono state ritenute compatibili con una caduta a terra o con un’aggressione.
Anche i vestiti che la ragazza indossava sono stati esaminati dal consulente, senza rilevare segni di una precedente aggressione. I sopralluoghi hanno permesso di accertare con precisione il punto in cui la ragazza ha fatto ingresso in acqua, in prossimità del luogo di rinvenimento dei suoi oggetti personali – frettolosamente abbandonati a riva prima di gettarsi – grazie ai segni di schiacciamento presenti sull’erba e alle impronte degli animali, rilevati dai sommozzatori intervenuti nelle ricerche subacquee. È stato possibile accertare l’estrema pericolosità del sito – confermata dai sommozzatori che hanno eseguito le immersioni durante le ricerche – posto a monte di un sifone, in presenza di una forte corrente e di un improvviso abbassamento del fondale, difficilmente percepibili dalla riva: la ragazza – confidando nelle sue ottime doti di nuotatrice – ha probabilmente sottovalutato la pericolosità del sito, si è immersa per cercare di salvare il cucciolo – che non teneva al guinzaglio – ed è poi rimasta travolta dalla corrente e dall’improvviso abbassamento del fondale (alto anche più di due metri). Tale ricostruzione è stata ulteriormente avvalorata dal rinvenimento, a pochi giorni dalla scomparsa, di un cucciolo di pastore tedesco – corrispondente nelle caratteristiche fisiche a quello affidato a Polina – morto all’interno di una delle diramazioni della roggia in cui è stato rinvenuto il corpo della ragazza. Neppure gli approfondimenti sulla vita e sulle frequentazioni di Polina hanno fatto emergere elementi di sospetto: “la donna – si spiega – conduceva una vita tranquilla, dedita principalmente alla cura dei suoi cani, senza intrattenere frequentazioni sospette e senza avere mai espresso timori per la propria incolumità“.