Gli arresti tra Bari, Barletta-Andria-Trani e altri comuni della Puglia: il sequestro era finalizzato all'estorsione

Tentato sequestro di persona nel Barese, sette arresti. La Polizia di Stato sta dando esecuzione, nelle province di Bari, Barletta-Andria-Trani ed in altri Comuni della Puglia, ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di sette persone indagate di tentato sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato dal metodo mafioso. Lo comunica la Questura di Bari. 

 

 

Inchiesta dopo sequestro lampo figlio imprenditore Bat a ottobre 2021

L’inchiesta della Dda di Bari che ha portato oggi all’arresto di 7 persone per tentato sequestro di un imprenditore della provincia della Bat, a scopo di estorsione, aggravato dal metodo mafioso, scaturisce da intercettazioni conseguenti al sequestro “lampo del figlio” del titolare di una ditta che opera “nel settore della moda” della stessa provincia, il 13 ottobre 2021. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Bari, Giuseppe Battista, di cui LaPresse ha preso visione.La sera del 13 ottobre 2021, negli uffici della questura di Barletta-Andria-Trani, “si presentava l’imprenditore che denunciava l’avvenuto sequestro del figlio, a scopo estorsivo”, avvenuto “la stessa sera”. Mentre l’imprenditore si trovava in questura, “riceveva sulla sua utenza cellulare, la telefonata del figlio da cui emergeva che i sequestratori avevano avanzato la richiesta di 600mila euro” per il rilascio. La chiamata, stando a quanto si legge nell’ordinanza, risultava effettuata alle 20,37. Successivamente, sempre quando l’imprenditore era in questura, arrivava “un’ulteriore chiamata del figlio che lo esortava a corrispondere il denaro, pur ridimensionando la richiesta a 300mila euro”. Il figlio dell’imprenditore venne liberato e tornò a casa alle 21,05. Ascoltato dagli agenti della Mobile, disse di essere stato bloccato da una “Alfa Romeo Giulietta di colore bianco” che aveva “sul lato anteriore destro un lampeggiante blu, di quelli usati dalle forze dell’ordine”. E ancora che un “uomo munito di paletta di segnalazione, gli intimava di fermarsi”. In auto, c’era un altro uomo con il passamontagna che “gli puntava un fucile canne mozze alla tempia”. Stando al racconto, “le persone ai sedili anteriori si esprimevano utilizzando idiomi dialettali andriesi”, mentre quello che gli puntava il fucile avevano un accento strano, verosimilmente da ricondurre a uno straniero italianizzato”. 

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