Il 18 gennaio 2017, una slavina da 120mila tonnellate di ghiaccio travolse l'hotel abruzzese uccidendo 29 persone, 11 i sopravvissuti

Si torna in aula nel tribunale di Pescara per le nuove udienze riguardanti il processo sulla tragedia dell’hotel Rigopiano. Proprio nel giorno del sesto anniversario della valanga che nel 2017 uccise 29 persone. Altrettante sono quelle imputate, insieme a una società. 

Primo giorno al tribunale di Pescara dedicato alle arringhe delle difese dei 30 imputati nel processo penale per accertare le responsabilità sulla tragedia di Rigopiano, dinanzi al giudice Gianluca Sarandrea. I familiari delle 29 vittime, dopo aver lasciato l’aula d’udienza, si stanno recando a Farindola (Pescara) per la commemorazione. Si tratta dell’albergo distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017. Sono trascorsi 6 anni dalla tragedia. “Partiamo alla volta di Farindola (Pescara) per raggiungere l’area in cui un tempo c’era l’albergo distrutto il 18 gennaio 2017 da una slavina con 29 vittime morte sotto le macerie”. Lo ha detto a LaPresse Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime Rigopiano. “Raggiungeremo a Rigopiano il ‘Totem dell’albergo’, in attesa della realizzazione del monumento, dedicato alle vittime per la cerimonia istituzionale – ha concluso Tanda – Questa giornata sarà lunga e carica, dovremo essere noi a darle la giusta importanza e a dosare le emozioni”. 

Croce Rossa: “Dopo sei anni ricordiamo impegno volontari”

Una slavina si stacca da una cresta montuosa ed investe l’Hotel Rigopiano di Farindola, in Abruzzo. 40 persone, di cui 4 bambini, restano intrappolate da 120mila tonnellate di ghiaccio. Il bilancio finale di questa tragedia è di 29 morti. 11 i sopravvissuti. È il 18 gennaio 2017.

Sono stati 250 i Volontari e gli operatori della Croce Rossa Italiana (CRI) impegnati durante questa emergenza, resa ancor più grave dalle scosse di terremoto che fecero vibrare il Centro Italia. Tra loro c’era Gabriele D’Angelo, Volontario della CRI che lavorava come cameriere presso la struttura alberghiera poi travolta dalla neve. Si mise a disposizione fin dai primi, drammatici momenti di questa vicenda, attivando i soccorsi e chiedendo l’evacuazione dell’hotel, ma perse la vita.“Oggi, a sei anni dalla tragedia di Rigopiano, ricordiamo l’impegno di Gabriele – ha dichiarato Rosario Valastro, Presidente della CRI – e di quanti, come lui, mostrano quotidianamente la bellezza del volontariato: la forza di chi vuole aiutare, salvare vite, dare il meglio in ogni circostanza, davanti a qualsiasi ostacolo. Il suo spirito è quello di tutti i Volontari e le Volontarie della Croce Rossa Italiana, un valore eterno ed indissolubile”. 

Marsilio in aula vicino a vittime albergo di Farindola 

“Come immaginavamo, l’avevamo preannunciato, la rabbia di ascoltare certe parole in aula, veramente è stato un momento particolare anche se ci siamo preparati, ma non è mai abbastanza. Poi sentire l’avvocato dell’ex prefetto nominare un’altra strage, fare un paragone con la strage di San Giuliano di Puglia non è stato corretto. Poi si è scusato con noi”. Lo ha detto a LaPresse Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime Rigopiano a margine dell’udienza in aula, al tribunale di Pescara, fissata per ascoltare le arringhe delle difese dei 30 imputati nel processo penale volto ad accertare le responsabilità sulla tragedia di Rigopiano, dinanzi al giudice Gianluca Sarandrea. Presente in aula anche il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, vicino ai familiari delle 29 vittime della tragedia dell’albergo distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017. “Eravamo in tanti, quasi tutte le parti civili. Adesso stiamo percorrendo la strada che ci porta a Rigopiano cercando di non pensare più alla mattinata”. Alle 12, dopo aver lasciato l’aula d’udienza, i familiari delle vittime del resort hanno preso un bus per recarsi a Farindola (Pescara) per la commemorazione delle vittime. “Siamo un gruppo compatto. Lo dimostrano momenti particolari come questo – ha concluso Tanda – La presenza di Marsilio è un segno positivo delle istituzioni. Questo nonostante noi riteniamo la Regione Abruzzo responsabile, ma crediamo nelle istituzioni buone che fanno bene il proprio lavoro. Vogliamo credere che i responsabili possano essere puniti per la loro incompetenza, incapacità, imperizia, impreparazione e per la loro arroganza”.

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