Claudio Campiti, l’uomo arrestato domenica scorsa con l’accusa di aver ucciso quattro donne nel quartiere romano di Fidene, aveva pianificato da tempo quello che poi ha effettivamente messo in pratica. A dirlo è il Gip nell’ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare in carcere per l’autore della strage. “Avuto riguardo al lungo e penoso contenzioso con il Consorzio e gli altri membri ed al contenuto del blog di Campiti, deve ritenersi che il gravissimo episodio dell’11 dicembre ha rappresentato il deliberato di una lunga pianificazione che aveva come presupposto un radicamento costante e persistente, per un apprezzabile lasso di tempo, del proposito omicida nella psiche di Campiti”, si legge nell’ordinanza disposta dal Gip Emanuela Attura nei confronti del 57enne.
“Mi hanno rovinato, mi hanno lasciato senza acqua, li ammazzo tutti ‘sti bastardi”. Lo avrebbe urlato Claudio Campiti mentre domenica scorsa era in corso l’intervento delle forze dell’ordine nella struttura in cui l’uomo aveva sparato durante una riunione del consorzio Valleverde a Fidene.
Claudio Campiti aveva “legato al polpaccio destro una fondina in plastica dove era riposto un coltello da sub della lunghezza complessiva di 28 cm circa di cui 15,5 cm si lama”, spiega l’ordinanza che poi specifica che nel dehor sono stati rinvenuti “tre zaini” che, oltre al “passaporto do Campiti” contenevano “la somma in contanti di 5.700 euro”, più farmaci, un notebook con batteria e caricatore, biancheria intima, un costume da mare, accappatoio, ciabatte, pigiama, nonché altri capi di abbigliamento e una caffettiera in metallo. Elementi che, secondo il gip “fanno ritenere fosse propria intenzione darsi alla fuga dopo la commissione dei delitti e certamente non quella di tornare a casa”.
“L’indagato in sede di interrogatorio non ha dato segno di resipiscenza alcuna e il livore ed il risentimento che sono emersi fanno ritenere che, se rimesso in libertà, non desisterebbe da ulteriori condotte violente e sanguinarie. Deve quindi essere condivisa la richiesta avanzata dal Pm essendo la misura indicata unica adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari e proporzionata all’estrema gravità dei fatti”, spiega ancora il gip.
Secondo il giudice per le indagini preliminari “la spinta criminale del Campiti ha trovato impulso in un rancore e risentimento covati negli anni in ragione di un contenzioso con il ‘Consorzio Valleverde’, circostanza peraltro pienamente ammessa dall’indagato in sede di interrogatorio”.