La 'ndrangheta tentò di recuperarlo: dentro 900 chili di hashish destinati alla malavita del napoletano
Un carico di droga contenuto in un camion coinvolto nel crollo del Ponte Morandi a Genova e due presunti appartenenti alla ‘ndrangheta che avrebbero tentato di recuperare il camion con quasi una tonnellata di hashish al suo interno dopo la tragedia del 14 agosto 2018. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare e dal decreto di sequestro preventivo emessi dal tribunale di Reggio Calabria ed eseguiti ieri nell’ambito della maxi inchiesta ‘Blu Notte’ con 93 indagati a vario titolo per associazione mafiosa, associazione a delinquere, traffico di droga e diversi altre ipotesi di reato. A parlarne in un’intercettazione ambientale del 9 marzo 2020 sono due degli indagati, Francesco Benito Palaia e Rosario Caminiti, che discutono del “cargo frigo imbottito di numerosi chili di hashish – scrive il gip – che erano destinati a dei malavitosi campani” di Scampia e Secondigliano. In totale nel camion ci sarebbero stati 900 chili di hashish.
“Secondo quando riferito – si legge nell’ordinanza – i soggetti dell’hinterland partenopeo avevano ingaggiato il Palaia allo scopo di effettuare un tentativo di recupero della sostanza” grazie alle sue conoscenze nel “settore del recupero rottami” per “individuare e traspoertare la carcassa del mezzo”. L’accordo avrebbe previsto in seguito una spartizione al 50% dei proventi derivanti dal carico di 900 chili di hashish.
“Allora quando è caduto il Ponte Morandi, se tu vai al primo video”, “è caduto un furgone”, “sì il cargo. Ora questi marocchini sanno che il fumo non c’è più”. È il tenore delle frasi intercettate dal Ros di Reggio Calabria fra Palaia e Caminiti a casa del primo. I due parlano del fatto che è “un Euro cargo giallo, se vai nel primo video quando cade la prima campata, il pilone che cade quello del Ponte Morandi, al secondo c’è questo camion. Giallo, un Euro cargo giallo con cella frigorifera, piccolino”.
Il conducente non sarebbe morto nel disastro di Genova e il mezzo sarebbe stato portato nel Lazio. “Ora il camion lo hanno spostato da Latina e lo hanno portato a Frosinone. L’altro ieri mattina ha chiamato se c’è la possibilità di un carrellone per andare a caricare e per arrivare direttamente in Calabria”, dice intercettato Francesco Benito Palaia parlando dell’operazione di recupero. E aggiunge: “Ora io che sto facendo, siccome c’è un mio amico là dei Castelli Romani, che ha i pullman lui che fa le scuole, e ha un carrellone quello con la buca” dicendosi preoccupato che la cella deformata si possa aprire con il carico durante il trasporto e parlando (“ti sei giocato tutto e ti fai arrestare pure”) e che dunque “va fasciato e la cella deve stare chiusa. Ogni 200-250 chilometri.. Si ferma e deve fare i cricchetti un’altra volta”.
Non è chiaro dalle carte della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria se l’operazione di recupero del carico di droga sia mai andata in porto.
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