Unabomber, riaperte indagini: analisi dna su reperti

Unabomber, riaperte indagini: analisi dna su reperti
Nuovo ordigno di ‘Unabomber’ a Treviso

La svolta dopo un’inchiesta giornalistica: tra i reperti ci sono capelli e peli trovati su ordigni inesplosi, la speranza è trovare riscontri nella banca dati dei materiali genetici

Riaperte le indagini su Unabomber, il bombarolo che tra il 1996 e il 2004 terrorizzò il Nordest con una serie di ordigni esplosivi che fecero diversi feriti. Lo scrivono ‘Messaggero Veneto’ e ‘Il Piccolo’, i quali riportano l’annuncio del procuratore capo della città friulana, Antonio De Nicolo. Sarà lui a seguire il fascicolo assieme al magistrato Federico Frezza, l’ultimo pm a essersi occupato di Unabomber: fu Frezza, il 30 dicembre 2008, a chiedere l’archiviazione, disposta dal gip a marzo 2009.

A far ripartire le indagini le richieste di un giornalista e due delle vittime

Alla base della riapertura delle indagini la richiesta formulata a De Nicolo dal giornalista Marco Maisano – autore per il gruppo Gedi, assieme a Ettore Mengozzi e Francesco Bozzi, del podcast ‘Fantasma – Il caso Unabomber‘ – e da due delle vittime del misterioso criminale, Francesca Girardi e Greta Momesso.

Tra i reperti ci sono capelli e peli, speranze dalla banca dati del Dna

Cos’è cambiato, dal momento dell’archiviazione? Grazie alla banca dati del Dna – operativa dal 2016 – potrebbe essere possibile dare un nome a Unabomber: per farlo, si analizzeranno i reperti dell’indagine, che si trovano in buono stato di conservazione e sono depositati in un magazzino nel porto di Trieste. Nello specifico, scrivono i quotidiani Fvg del gruppo Gedi, gli autori del podcast hanno ricevuto da De Nicolo la possibilità di visionare i reperti. Maisano vi ha trovato un capello bianco su un uovo inesploso, oltre ad altri due capelli e dei peli repertati recuperando un ordigno trovato in un vigneto. Materiale che, con la tecnologia di oggi, potrebbe dare preziose informazioni. “Verificheremo se da tutto il materiale organico allora repertato è stato estratto o meno il Dna – ha dichiarato De Nicolo ai quotidiani Gedi – È possibile che in alcuni casi, con i metodi utilizzati allora, non fosse ritenuto estraibile, mentre con quelle attuali magari sì. Quindi dobbiamo constatare se c’è del materiale utilmente sottoponibile a indagini genetiche. Il materiale dall’archivio verrà trasferito in Procura e si procederà a un censimento dei reperti”.

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