(LaPresse) “Per queste cose qua, per delle pentole, per delle cose che non valgono niente hanno ucciso i bambini, stuprato le donne e ucciso i nostri uomini. Le abbiamo portate qua come un simbolo di quanto valgano le nostre vite”. Così Irina, una ragazza ucraina, che spiega il significato dell’azione fatto mercoledì pomeriggio a Milano, fuori dal consolato russo in zona San Siro: sulla strada sono state lanciati indumenti, telefoni, piatti, tutti oggetti che sarebbero stati saccheggiati e poi spediti a casa dai militari russi dalla città di Bucha. “Siamo venuti qua per dimostrare che la vita di un bambino non può valere una lavatrice o un ferro da stiro. Per questo siamo venuti fuori dal consolato russo, per far vedere quello che hanno fatto i loro militari”, conclude un’altra ragazza.