Caso Colombia sbarca in Parlamento. D’Alema: “Io contattato ho messo in relazione due parti”

Caso Colombia sbarca in Parlamento. D’Alema: “Io contattato ho messo in relazione due parti”
UNICA, Festa del Lavoro di Articolo Uno

Le trattative per la vendita di mezzi militari a Bogotà, vendita mai andata in porto

 Tra Leonardo e lo studio legale statunitense Robert Allen Law era stato siglato un non disclosure agreement, un accordo di confidenzialità nella fase iniziale della trattativa per la vendita di aerei M346 al governo colombiano, trattativa che si è fermata a uno stadio iniziale mentre erano ancora in corso le verifiche. E’ quanto risulta a LaPresse da fonti vicine al dossier. Dopo l’interessamento della Colombia, è la ricostruzione fornita da chi ha visto i documenti, viene avviato il dialogo sulle richieste dell’acquirente e sulle configurazioni dei prezzi dell’azienda e nel frattempo parte la due diligence per valutare, tra le altre cose, l’affidabilità dei soggetti coinvolti. Tutto si ferma prima ancora della preliminare richiesta di autorizzazione alla Uama, Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento che fa capo al ministero degli Esteri e che deve necessariamente dare il proprio via libera perché nella formulazione dell’offerta vengono divulgati dei dettagli tecnici dei mezzi militari oggetto della compravendita. Da Fincantieri, l’altra azienda italiana coinvolta nella tentata vendita di mezzi da guerra al governo sudamericano con quattro corvette e due sommergibili, spiega che “nelle trattative commerciali internazionali ha sempre avuto ed ha interlocuzioni esclusivamente con le istituzioni preposte, sia italiane che estere”. Insomma, nessun affidamento a intermediari né ad altre forme di brokeraggio.

 Intanto il caso sbarca in Parlamento, con Italia Viva e Fratelli d’Italia che annunciano due diverse interrogazioni sul ruolo dell’ex premier Massimo D’Alema. L’ex Ds avrebbe infatti – come emerge da alcune registrazioni pubblicate da La Verità – svolto un ruolo di intermediatore nella trattativa. E ora renziani e meloniani chiedono chiarezza: “E’ grave che un ex Presidente del Consiglio, utilizzando con disinvoltura i suoi rapporti politici – aggirando il governo italiano – si accrediti all’estero come venditore di apparati, strumenti e mezzi militari”, dicono da Fratelli d’Italia. “Non è un attacco a me, è un attacco alle aziende italiane purtroppo andato a segno con l’aiuto del sistema dell’informazione. Se uno cerca qualcuno per fare il male dell’Italia lo trova sempre in Italia”, spiega a LaPresse lo stesso D’Alema, che racconta: “sono stato contattato da personalità politiche colombiane e le ho messe in contatto con le aziende”. E chiarisce: “ho semplicemente messo in contatto le due parti per aiutare le società italiane, non ho proceduto a nulla. Non mi interesso di negoziati per nessuna vendita, non ne ho professionalità né mandato. Ho solo attivato dei contatti”. Alle polemiche risponde facendo notare che “non ero impegnato professionalmente, ma io ho una mia società di consulenza, da dieci anni anni non ho più ruoli parlamentari”.

 Come raccontato dal sito Sassate e poi da La Verità, D’Alema, supportato da Umberto Bonavita avvocato di Robert Allen Law – avrebbe condotto le trattative con i broker colombiani. Negli audio diffusi D’Alema parla di una guadagno da 80 milioni di euro da incassare una volta concluso l’affare, e viene citato anche l’attuale sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, che sarebbe stato informato della trattativa. Mulè non commenta ma chiarisce a LaPresse che, contrariamente a quanto apparso in un articolo, “l’unico dirigente ad essere stato da me informato e al quale chiesi un chiarimento fu il direttore generale di Leonardo e non il presidente”.

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