Secondo le motivazioni della sentenza della Corte d'Assise di Torino ci fu una "lotta ingaggiata per sopravvivere"

“L’imputato ha agito esclusivamente allo scopo di evitare che Giuseppe Pompa uccidesse lui, sua madre e suo fratello”. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Torino che lo scorso novembre ha assolto Alex Pompa, 20enne che ha ucciso a coltellate il padre il 30 aprile 2020 a Collegno, per difendere la famiglia dalle violenze dell’uomo. Pompa era stato assolto “perché il fatto non sussiste”. Per permettergli di sostenere l’esame di Stato nel 2020 era intervenuta anche l’allora ministra Azzolina. Secondo la corte, si trattò di “legittima difesa”: l’azione di “armarsi” e “colpire per primo suo padre” è stata, secondo la Corte, “certamente realizzata per legittima difesa”.

Nelle motivazioni della sentenza si dice che Pompa agì per “legittima difesa” e il giovane viene descritto come “traumatizzato e terrorizzato dal padre”. La sera della tragedia il padre “dopo aver urlato ai familiari che li avrebbe uccisi (fatti a pezzetti, messi in una fossa)” si era “diretto in cucina verso il cassetto dei coltelli”, ricostruisce la Corte. La morte dell’uomo va dunque inserita nel contesto, e sarebbe avvenuta “nel corso di una lotta ingaggiata per sopravvivere”. Nel caso di specie, specifica la Corte, “la morte è conseguita ad un’unica ferita inferta per legittima difesa” da Alex Pompa al padre “nel corso di una lotta ad armi pari contro un uomo che stava minacciando di fare una strage”.

Alex Pompa inferse al padre 34 coltellate. La Corte sostiene che almeno 25 siano state inferte dopo il colpo mortale, che però Pompa non si accorse essere tale, e comunque nessuna di queste fu rilevante per la morte di Giuseppe Pompa.

“Sono molto soddisfatto perché la Corte ha accolto la nostra linea difensiva e accolto la legittima difesa”. Così a LaPresse Claudio Strata, avvocato di Alex Pompa. “Sono contento che abbiano considerato Alex estremamente sincero e considerato le testimonianze del fratello Loris e della mamma – prosegue Strata – Sarei contento per Alex se la vicenda terminasse qui e non ci fosse l’appello della procura”. 

 

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