Violenza donne, Filomena Lamberti: “Io sfigurata da acido, dalla mia esperienza ‘missione’ per altre”

Nel 2012 è stata deturpata dal marito e ha deciso di dire basta a 30 anni di violenze

Filomena Lamberti oggi ha 63 anni e la voce di chi si sente finalmente libera. Nel 2012, il suo ex marito l’ha sfigurata gettandole addosso dell’acido mentre dormiva. In quel momento, decise di mettere un punto alle violenze che subiva da 30 anni. “Non ho mai creduto che potesse arrivare a tanto, nemmeno quando mi diceva che mi avrebbe fatta finire in carrozzella”, racconta a LaPresse. Da quell’esperienza così dolorosa, dai 30 anni accanto a un marito violento, Filomena Lamberti, originaria della provincia di Salerno, ha tratto la forza di raccontare affinché altre donne non subiscano un simile calvario e interrompano immediatamente qualsiasi relazione nociva e violenta. “La mia è una missione per le altre donne, è su questo che bisogna lavorare”, dice. Raccontare, testimoniare che un cambio di vita è possibile. “Un ragazzo o una ragazza che cresce in un contesto familiare violento, crederà che sarà normale subire o infliggere una violenza – riflette – ma non è così”.

“Ho subito per trent’anni perché avevo paura. Di lui, ma anche che gli assistenti sociali mi portassero via i miei figli”, spiega. E’ per loro, tre figli oggi adulti, che Filomena Lamberti ha aspettato tanto, in silenzio. “Poi sono cresciuti, il mio compito era cambiato – afferma – era il momento di riprendermi la mia vita, con tutte le difficoltà del caso”. Difficoltà che ha incontrato anche nel percorso giudiziario: il suo ex marito è stato condannato a 18 mesi per maltrattamenti, non è stato ritenuto colpevole di tentato omicidio.

Sfigurata con l’acido per sturare i tubi

Botte, insulti, fino al momento in cui, mentre dormiva, il suo ex le ha versato addosso l’acido che usavano nella pescheria nella quale lavorava per sturare i tubi. “Ho capito subito cosa fosse – ricorda – ho chiamato i miei figli, sono stati loro a soccorrermi e portarmi in ospedale, prima di essere poi trasferita al centro grandi ustioni dell’ospedale Cardarelli, a Napoli”.

Ha atteso tanto, Filomena Lamberti, perché la paura che le portassero via i figli prevaleva su tutto. “Negli Anni ’80 non esistevano i centri antiviolenza o le case rifugio. Gli assistenti sociali facevano e fanno il loro lavoro: pensano ai bambini. Ma togliere i figli a una mamma significa farle una ulteriore violenza. “E’ una paura che frena le donne”, assicura. Oggi le cose sono cambiate, “almeno un po’”, ma serve ancora un grande lavoro. Come una formazione “speciale” per chi si trova di fronte una donna picchiata, umiliata, ridotta a brandelli. “Penso a chi lavora in campo giudiziario, alle forze dell’ordine, nei pronto soccorso – spiega – Oggi esistono percorsi dedicati quando si va in ospedale, quando si denuncia. Ma si deve fare ancora di più”.

Sottoposta a 30 interventi in 4 anni

Dopo quella notte del maggio 2012, Filomena Lamberti è stata sottoposta a 30 interventi in 4 anni. “Ma le disgrazie sono altre”, ripete – Io oggi racconto quello che ho vissuto perché non accada ad altre donne”. La sua esperienza è diventata anche un libro, scritto con l’associazione Spazio donna. “Sono 8 anni che giriamo l’Italia, andiamo nelle scuole e rispondo alle domande che mi fanno”, aggiunge.  “Oggi sono una donna libera. Esco, vivo – conclude – Alle mie amiche che mi domandano se non ho paura rispondo che oggi è lui ad avere paura di me”.