Quando gli ispettori del ministero della Salute l’hanno ascoltata, alla presenza dei carabinieri del Nas e di un rappresentante dell’azienda sanitaria di Trento, lei avrebbe snocciolato date, fatti e circostanze precise. A confermare le presunte vessazioni avvenute nel reparto di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara di Trento è stata una ginecologa con ruolo dirigenziale. Racconto messo a verbale che, unito a quello di altri 110 operatori sanitari, avrebbe convinto i carabinieri a chiedere alla Procura di indagare per maltrattamenti ai danni di 14 tra medici e infermieri l’ex primario Saverio Tateo, attualmente in ferie prolungate, e la sua vice Liliana Mereu, trasferita all’ospedale di Rovereto. I due dirigenti medici hanno lasciato l’unità operativa materno infantile a seguito delle “criticità oggettive” fatte emergere dalla commissione d’inchiesta istituita dall’azienda sanitaria provinciale per fare luce sulla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa forlivese di 32 anni di cui non si sa più nulla dal 4 marzo scorso subito dopo il trasferimento dall’ospedale di Trento a quello di Cles da cui si era dimessa 24 ore prima della sparizione.
La procura, che ha ormai ultimato l’analisi delle copie forensi del telefonino e del pc di Sara Pedri al fine di ricostruirne la storia professionale e personale nei tre mesi precedenti la scomparsa, conferma di aver ricevuto la relazione dei Nas ma che al momento il registro degli indagati non è stato aperto. Un fatto è certo: i due professionisti, rispettivamente il 18 e il 20 agosto, saranno ascoltati dalla commissione disciplinare dell’azienda sanitaria chiamata a definire gli eventuali provvedimenti sanzionatori a loro carico. Entro fine mese dovrebbe essere consegnata in procura anche la relazione finale dell’ispezione ministeriale avviata dal ministro Roberto Speranza sollecitato sul caso da interrogazioni trasversali.
Intanto altre sei ginecologhe in forza al reparto finito nella bufera hanno avviato l’iter di autotutela chiedendo sostegno legale. Anche loro, come si legge nei verbali redatti dagli ispettori, sarebbero state oggetto di “demansionamenti non motivati e insulti nell’esercizio delle proprie funzioni”. Lo stesso quadro intimidatorio che Sara Pedri aveva più volte descritto e riferito ai familiari e al fidanzato. “Le testimonianze spontanee rese dai colleghi di Sara confermano quanto andavamo dicendo da tempo, cioè che nel reparto c’era un clima avvelenato”, dice l’avvocato Nicodemo Gentile che rappresenta la mamma e la sorella della ginecologa scomparsa.