Ha chiesto di poter lasciare il carcere di San Vittore, a Milano, dove si trova dall’8 novembre, per potersi curare dalla tossicidipendenza in una struttura più idonea. È questa la richiesta avanzata da Alberto Genovese, tramite i suoi avvocati Davide Luigi Ferrari e Luigi Isolabella. Adesso l’istanza della difesa di Genovese dovrà essere vagliata dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosa Stagnaro e Paolo Filippini, che sta approfondendo le indagini sulla galassia societaria di Genovese. Poi la parola passerà al gip Tommaso Perna.
Il ‘re delle startup’ è stato arrestato per aver stuprato per ore una 18enne, ospite di una delle movimentate feste nel suo attico vista Duomo. Feste alle quali, come hanno raccontato tante testimoni, la droga non mancava mai.
La ragazza era stata invitata la sera del 10 ottobre a ‘Terrazza Sentimento’, questo il nome con cui era consciuto l’attico di Genovese, e sarebbe solo una delle tante ‘vittime’. Dopo di lei, altre 5 giovani hanno denunciato Genovese dicendo di aver subito violenze a Milano e durante le vacanze nella villa dell’imprenditore a Ibiza. Tutte raccontano un copione simile: festa, musica, alcol e droghe e poi le violenze a cui in qualche occasione avrebbe partecipato anche la fidanzata dell’imprenditore, Sarah Borruso, anche lei indagata.
Accuse pesanti, dalle quali Genovese si è sempre difeso dicendo che è la cocaina a fargli perdere il controllo e a far diventare sfumati i confini tra lecito e illecito. Talmente sfumati da non percepire che la 18enne – anche lei sotto effetto di un mix di droghe e dopo 20 ore di sesso anche violento – era allo stremo. Adesso, proprio l’astinenza nel carcere di San Vittore – dove comunque viene seguito per i suoi problemi di dipendenza – avrebbe innescato in lui depressione e disturbi psicologici che, come hanno chiarito i sui legali, potrebbero essere affrontati meglio da Genovese in una clinica specializzata.
Si tratta della seconda mossa difensiva in pochi giorni da parte dei legali del ‘re delle startup’. I suoi avvocati, infatti, hanno presentato nei giorni scorsi un’istanza al gip chiedendo di disporre una perizia fonica delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’appartamento dell’imprenditore. Un modo per verificare se la 18enne abbia autorizzato o meno gli atti sessuali e capire se l’accusa di violenza sessuale possa reggere.
Proprio sulle riprese a circuito chiuso si basa anche la ricostruzione della Procura. Secondo i pm, la ragazza, drogata e resa incosciente da Genovese, è stata segregata in camera da letto e costretta a subire ripetuti abusi per diverse ore. Sulla porta, un bodyguard che impediva l’accesso a tutti gli altri ospiti, incluse le amiche che prima di andare a casa chiedevano di lei. Solo nel pomeriggio del giorno successivo la 18enne ha trovato la forza di riprendersi e lasciare ‘Terrazza Sentimento’ e chiamare aiuto con il cellulare che Genovese le aveva restituito. Era ancora semi svestita e senza una scarpa. E così l’hanno trovata gli agenti di polizia, che l’hanno portata al centro antiviolenza della clinica Mangigalli, dove i medici le hanno dato 25 giorni di prognosi.