Diasorin: la Guardia di Finanza copia chat e chiamate dal telefono del governatore Fontana

Perquisizioni anche per l'assessore Gallera e altri collaboratori. Il legale del governatore lombardo: "perquisizione aggressiva"

 Dopo i dati del cellulare del governatore della Lombardia Attilio Fontana, la Guardia di Finanza di Pavia ha eseguito una copia forense anche dei cellulari dell'assessore al Welfare Giulio Gallera, di Giulia Martinelli, capo della segreteria del governatore (ed ex compagna del segretario della Lega Matteo Salvini) e di altre sei persone. Nessuno, al momento, risulta indagato. Si cercano, in particolare tra le chat di Wahtsapp, conversazioni e informazioni utili nell'inchiesta aperta dalla Procura di Pavia sui test sierologici e molecolari sviluppati da Diasorin e dall'ospedale San Matteo di Pavia. Grazie ai messaggi che potrebbero essere stati salvati nei cellulari e nei dispositivi di cui le Fiamme Gialle hanno fatto una copia, gli inquirenti sperano di "ricostruire la cronologia dei dialoghi intercorsi in un periodo di estremo interesse investigativo". 

Un'operazione che si è resa necessaria, come si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm Paolo Mazza, perché Alessandro Venturi, presidente della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia indagato insieme ai vertici dell'ospedale e di Diasorin, "nel corso della prima decade di luglio 2020 ha proceduto alla cancellazione massiva dal telefono cellulare di tutte le chat Whatsapp". 

Comportamento che, secondo chi indaga, è espressione "dell'evidente volontà di celare informazioni estremamente rilevanti e con ogni probabilità compromettenti sia per Venturi che per altri soggetti, direttamente o indirettamente coinvolti nella vicenda sulla quale si sta cercando di fare luce". L'inchiesta aveva preso il via dopo che Regione Lombardia, in piena pandemia ed emergenza coronavirus, aveva acquistato in esclusiva e senza nessuna gara d'appalto i test sierologici sviluppati da Diasorin insieme al San Matteo.

Per il legale di Attilio Fontana, Jacopo Pensa, si è trattato di una perquisizione "con una modalità piuttosto aggressiva. Secondo l'avvocato Pensa "sarebbe stato sufficiente un invito a fornire i dati telefonici per raggiungere il medesimo risultato investigativo. Adesso – ha concluso il legale – valuteremo se impugnare il provvedimento".