Eutanasia, Santa Sede: È atto omicida e chi legifera è complice

Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni: è sfida a sentenze Corte costituzionale 

La Chiesa torna a parlare di eutanasia e di fine vita. Lo fa nel documento 'Samaritanus bonus', dedicato alla cura delle persone in uno stato di salute critico e in una fase terminale della vita, scritta dalla Congregazione per la dottrina della fede affermando che l'eutanasia è un "atto malvagio e omicida" e che chi legifera sul suicidio assistito o addidirtura aiuta i malati a mettere fine alla loro vita è "complice di un grave peccato".  Per Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni da sempre in prima linea per i diritti del fine vita tanto da accompagnare Dj Fabo in una clinica in Svizzera, questa lettera "rappresenta un atto di sfida esplicito e frontale contro le sentenze della Corte costituzionale che hanno legalizzato in Italia il suicidio assistito in determinate condizioni e che hanno per due volte richiamato il Parlamento a intervenire per legiferare". "Con le loro parole, la Congregazione e il Papa, favoriscono l'aggravarsi delle azioni, quelle sì criminali, che sono concretamente perpetrate ai danni di malati terminali costretti a scegliere tra la violenza di una condizione di sofferenza nella quale non vorrebbero vivere e i rischi dell'eutanasia clandestina", spiega Cappato in una nota ufficiale dell'associazione. 

"La chiesa ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l'eutanasia è un crimine contro la vita umana – si legge nella lettera – perché con tale atto l'uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente. E' un atto instrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza". "Dunque, l'eutanasia è un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva. Coloro che approvano leggi sull'eutanasia e il suicidio assistito si rendono, pertanto, complici del grave peccato che altri eseguiranno" e "costoro sono altresì colpevoli di scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza, anche dei fedeli".

Con queste parole, secondo Cappato, "con il consenso del Papa, l'ex Sant'Uffizio arriva a spaventare i malati terminali, sostenendo che una persona che si sia registrata in un'associazione per ricevere l'eutanasia deve mostrare il proposito di annullare tale iscrizione prima di ricevere i sacramenti". "Contro tale crimine, con Mina Welby e Gustavo Fraticelli continuiamo l'azione di disobbedienza civile come abbiamo fatto con le oltre mille persone, cattolici e non, che si sono rivolte a noi finora per ottenere aiuto a morire", ha concluso.