La Corte Costituzionale ha ritenuto non punibile a determinate condizioni chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da patologia irreversibile. Soddisfatto Cappato. I giudici esortano il Parlamento a legiferare. La Cei. "Sconcerto"
La Corte Costituzionale apre al suicidio assistito. "In attesa del deposito della sentenza – si legge nella nota diffusa dopo l'udienza di ieri sul caso Marco Cappato e sulla punibilità dell'aiuto al suicidio – l'Ufficio stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell'articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli".
Con una sentenza storica la Corte Costituzionale si esprime sulla vicenda Cappato e torna a chiedere un intervento del legislatore sul tema eutanasia, giudicandolo ormai "indispensabile". Secondo la Consulta "a determinate condizioni", "non è punibile chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi". Tra le condizioni cui si fa riferimento ci sono quelle in cui viveva, prima di sottoporsi alla 'dolce morte', Fabiano Antoniani, Dj Fabo, ovvero quelle di un paziente "affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli".
Esulta Marco Cappato. "La Consulta ha deciso: chi è nella condizioni di Fabo ha diritto a essere aiutato. Da oggi siamo tutti più liberi, anche chi non è d'accordo. È una vittoria della disobbedienza civile, mentre i partiti giravano la testa dall'altra parte. Vi aspetto al Congresso dell'Associazione Coscioni", scrive su Twitter il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni
Nel giorno in cui la Corte Costituzionale apre per la prima volta alla non punibilità "a determinate condizioni" del suicidio assistito, la Consulta sottolinea anche la necessità, sul tema di un intervento del Parlamento. "In attesa di un indispensabile intervento del legislatore – si legge in una nota – la Corte ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalitàpreviste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente".
E arriva il disappunto dei vescovi italiani. "Si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l'eutanasia. I Vescovi italiani si ritrovano unanimi nel rilanciare queste parole di Papa Francesco. In questa luce esprimono il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale". Così in una nota la Cei.