Fredy Pacini era indagato per eccesso di legittima difesa. La decisione del pm si basa sul vecchio impianto normativo
Il pubblico ministero della procura di Arezzo, Andrea Claudiani, ha firmato la richiesta di archiviazione per legittima difesa putativa per Fredy Pacini, il 57enne gommista di Monte San Savino (Arezzo) che il 28 novembre scorso sparò e uccise il moldavo Vitalie Mircea, 29 anni, entrato di notte nella sua officina per rubare, e che per questo era stato indagato per eccesso di legittima difesa. La richiesta di archiviazione, da quanto si apprende, si basa sul vecchio impianto normativo sulla legittima difesa. Il pm spiega che Fredy Pacini riteneva di essere in una situazione di effettivo pericolo, tale da affrontare anche con gli spari. Adesso il gip dovrà decidere se accogliere la richiesta di archiviazione.
La notte del 28 novembre scorso Pacini si trovava a dormire in ditta, in via della Costituzione, nella zona industriale di Monte San Savino, cosa che accadeva da tempo perché, esasperato dai furti che negli anni aveva subito, riteneva così di poter difendere la sua proprietà, tenendo a porta di mano una pistola Glock. Poco dopo le 3 venne svegliato di soprassalto dal rumore dei vetri di una finestra del capannone che venivano infranti con una mazza. Dal soppalco del magazzino, dove si trovava la stanza in cui dormiva, stringendo in pugno la sua pistola, intravide due persone che erano entrate nel capannone e, come raccontò ai carabinieri accorsi sul posto, sparò cinque colpi verso il basso: tre finirono contro il portone dell'officina, uno raggiunse il moldavo a un ginocchio e un altro lo colpì alla coscia, recidendogli l'arteria femorale e causandogli lo choc emorragico che ne determinò la morte.
All'inizio dell'inchiesta gli inquirenti avevano riscontrato un'incongruenza tra quanto aveva detto il gommista ai carabinieri, cioè che aveva sparato dall'alto verso il basso, dal soppalco del magazzino verso il piano terra in cui era penetrato il moldavo, e quanto stabilito invece dall'autopsia, secondo cui il proiettile era penetrato nella coscia dell'intruso dal basso verso l'alto. La perizia balistica, svolta da Paride Minervini, l'esperto incaricato dal pm, ha confermato poi di fatto la versione di Pacini, dimostrando che quel colpo fu sparato dall'alto, ma raggiunse il giovane mentre si trovava a terra, per essere scivolato sui vetri infranti della porta d'ingresso che era stata forzata, quindi con le gambe verso l'alto