LaPresse e upday presentano cinque domande per la settimana dall'11 al 18 febbraio 2019
Perchè litighiamo con la Francia? – Da una settimana siamo in status di "incidente diplomatico" con la Francia. I motivi contingenti sono chiari: migranti, Di Maio che incontra i gilet gialli, 60 mila respingimenti da parte dei francesi alle nostre frontiere, i terroristi italiani liberi in Francia da anni, controlli sui treni alle dogane che causano disagi e ritardi, franco africano… solo per citarne alcuni. Eppure, come hanno detto Mattarella e Conte cercando di frenare le intemperanze di Di Maio e Salvini, i due Paesi "cugini" sono indissolubilmente legati dalla storia, dalla democrazia (non millenaria!), da svariati e grandi interessi economici. I francesi, per ripicca, hanno minacciato di bloccare due dossier che ci interessano molto: il salvataggio di Alitalia e l'acquisto da parte di Fincantieri dei cantieri Stx in Normandia. Salvini ha detto che non ci sono problemi e che è pronto a discutere con i francesi di qualunque questione. Il tono, però, è stato di nuovo un po' sprezzante. Ma cosa c'è sotto? E' evidente che Macron ha un problema serio con i gilet gialli (arrivati a 13 settimane consecutive di lotta) ed è evidente che i gilet gialli (come il M5S) sono una spia del disagio sociale e del tentativo delle forze populiste e sovraniste europee di dare una risposta antieuropea anche in chiave delle prossime elezioni per il Parlamento di Bruxelles. C'è dunque, sullo sfondo, la battaglia tra populismo e sovranismo (che lo usa abbondantemente per i suoi scopi), da una parte e establishment europeo, dall'altra. Se non fosse troppo dietrologico, sembrerebbe lo scenario ideale per un wargame inventato e diretto da Steve Bannon. Vedrete che non finirà a cannonate, ma è sempre bene stare attenti.
Perché il governo vuole cambiare i vertici di Bankitalia? – La questione dell'azzeramento dei vertici degli organismi di controllo, in particolare di Bankitalia, si è posta con forza l'altro giorno in Consiglio dei ministri. Il nome sul quale si è puntata l'attenzione del governo è quello del vicedirettore Federico Signorini, il cui mandato scade l'11 febbraio. Signorini (che ha studiato alla Harvard School of Business), ha un curriculum di tutto rispetto. Nel direttorio di Bankitalia, è l'uomo che si occupa di Finanza pubblica e, più, volte, negli ultimi tempi, si è trovato nella situazione di portare all'esecutivo le perplessità di Bankitalia su questioni come Quota 100 e reddito di cittadinanza. Sembra che sia stato soprattutto Di Maio a porre la questione, mentre Salvini sarebbe stato più tiepido, Tria e Giorgetti, invece, erano per la riconferma di Signorini. Altri dirigenti di Bankitalia andranno a scadenza a maggio sono il direttore Salvatore Rossi e la vicediretttrice Valeria Sannucci. Attraverso il cambiamento dei vertici, l'M5S intende colpire il concetto stesso di establishment bancario e "punire" chi avrebbe controllato poco e male nelle vicende della Banca Popolare di Vicenza e di altri istituti. Sul tema, Salvini e Di Maio, si sono esibiti in un abbraccio e in una promessa: "Faremo ballare i banchieri". Per Tria si annuncia un altro calvario: il ministro continua a ripetere che bisogna conquistare la fiducia dei mercati. Smantellare i vertici di Bankitalia, non sembra precisamente la strada migliore.
Riuscirà il sindacato a riprendere il rapporto con i lavoratori? – Oltre duecentomila persone a Roma con Cgil, Cisl e Uil a rappresentare (hanno detto), "l'Italia vera" e a chiedere al governo di "uscire dalla realtà virtuale e di ascoltare i lavoratori". Perché – hanno detto – "Noi siamo il cambiamento". Cgil, Cisl e Uil, forti di circa 12 milioni di iscritti (5,5 alla Cgil, 4 all Cisl e 2,2 alla Uil) non sono a priori contro nessun governo ma chiedono e pretendono ascolto. Uno sciopero generale contro il governo Salvini-Di Maio. Secondo gli esperti, i sindacati (che hanno certamente molti elettori dei 5 stelle nella loro base) ci arriverebbero solo se sui temi più caldi, l'esecutivo si manifestasse del tutto sordo. I temi: investimenti (apertura dei cantieri a cominciare dalla Tav), sicurezza sul lavoro, pensioni (quota 100 risolve solo una piccola parte del problema), povertà. Il reddito di cittadinanza rischia di essere controproducente perché “è un ibrido che mescola la lotta alla povertà con le politiche per il lavoro. Il rischio è che non ne affrontino bene né l’una né l'altra”. Perché “la povertà si combatte dando lavoro, ma che non sia un lavoro povero”.Insomma, Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo, hanno per le mani l'unica forza (anche se in lieve calo) numericamente in grado di condizionare il lavoro dell'esecutivo. La manifestazione di piazza San Giovanni ha detto che qualcosa si muove. Un discorso, con i lavoratori, è stato riallacciato.
Riuscirà Trump ad avere il muro? – Da qualche giorno non si parla più di shutdown e di muro al confine col Messico. Il medico della Casa Bianca ci fa sapere (dopo il check up annuale) che Potus (il Presidente degli Stati Uniti) è in ottima salute, dal discorso sullo Stato dell'Unione abbiamo ricavato la notizia che Trump e il leader nord coreano Kim Jong-un si vedranno ad Hanoi (Vietnam) il 27 e 28 febbraio prossimi, ma della trattativa in corso tra democratici e repubblicani sul muro e dintorni, si sa poco o niente. Eppure, venerdì 15 scade la tregua di tre settimane. I casi sono tre: o si fa un accordo senza muro, o ricomincia lo shutdown, o Trump dichiara l'emergenza nazionale ai confini con il Messico e si fa costruire il muro anche senza il parere del Congresso. La speaker della Camera e leader democratica Nancy Pelosi, ha detto che Trump non avrà il muro e che, al massimo, gli verrà concesso di rafforzare la sicurezza al confine anche attraverso qualche pezzo di cancellata "che se il presidente vorrà, potrà chiamare muro". In realtà, i parlamentari delle due parti sarebbero in grado di raggiungere un accordo perché del muro interessa praticamente solo al presidente. Ma se si dovesse arrivare a un nuovo shutdown o a una "incredibile" dichiarazione di emergenza, per gli Stati Uniti si aprirerebbe un periodo di grande incertezza.
Riusciranno le italiane a superare il turno di Champions? – Cominciano questa settimana gli ottavi di Champions League. La Roma affronta i portoghesi del Porto (andata martedì 12 all'Olimpico), nello stesso giorno si gioca l'andata di Manchester United -Psg. L'indomani tocca a Tottenham-Borussia Dortmund e Ajax-Real Madrid. La Juve (meno male) entra i campo la settimana dopo (il 20 febbraio) a Madrid con l'Atletico e, probabilmente, farà in tempo a recuperare sia Chiellini che (meno sicuro) Bonucci. La Roma di quest'anno, finora, è andata meglio in Europa che in Italia. Quando hanno estratto gli ottavi, il Porto è sembrata un'estrazione fortunata. La squadra è comunque in testa al campionato portoghese dopo 21 partite con 4 punti di vantaggio sul Benfica. I suoi attaccanti più pericolosi so Tiquinho, Brahimi e Marega. Una Roma come si deve, dovrebbe farcela, ma quest'anno la squadra di Di Francesco ha oscillato troppo tra prestazioni di buon livello e orrendi disastri (come il 7-1) di Firenze. Perché la Roma passi, ci vuole una difesa più attenta del solito soprattutto in Fazio e Manolas, un De Rossi tornato davvero nel suo ruolo di campionato, il solito grande Zaniolo e il Dzeko delle migliori occasioni. Ci vorrà soprattutto una squadra che ascolti e segua il suo allenatore.