Palazzo Chigi contro la Sea Watch: “Condotta temeraria per creare caso internazionale”

Il governo: "Italia pronta a corridoio umanitario per l'Olanda". Ma Amsterdam ribadisce il suo no all'accoglienza. I parlamentari del Pd a bordo: "Indagati per essere saliti sulla nave". Scontro a distanza tra Salvini e la Procura che afferma: "Il capitano della nave non ha commesso nessun reato"

Nuovo scontro sulla Sea Watch. Ad andare all'attacco questa volta è Palazzo Chigi, che punta il dito contro l'Olanda e l'ong a bordo della nave. "Il caso Sea Watch 3 è adesso all'attenzione della Corte europea dei diritti dell'uomo, attivata dal comandante della nave e dal capo missione. L'Italia ritiene che la giurisdizione, nel caso di specie, appartenga all'Olanda, in quanto Paese di bandiera della nave che ha effettuato il salvataggio in acque internazionali. Pertanto, domani l'Italia depositerà una memoria davanti alla Corte, con la quale farà valere la giurisdizione olandese, contestando la propria legittimazione passiva. In altri termini, affermerà che non è l'Italia a dover rispondere di questo caso, alla luce del diritto nazionale e internazionale", si legge in una nota della presidenza del Consiglio. "Si conferma la temeraria condotta della Sea Watch che, in condizioni di mare mosso, anziché trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l'incolumità dei migranti a bordo", prosegue il comunicato. 

L'unica cosa che l'Italia può fare, per palazzo Chigi, è attivare un corridoio umanitario verso l'Olanda. Tuttavia i Paesi Bassi hanno già respinto nel pomeriggio la richiesta di accogliere i 47 migranti. "Senza una ferma idea di una soluzione globale, i Paesi Bassi non prenderanno parte a misure ad hoc per lo sbarco" della nave, ha detto Lennart Wegewijs, portavoce del ministero della Giustizia e della Sicurezza olandese, all'AFP.

Orfini e Martina indagati – Intanto la staffetta dei parlamentari del Pd (Maurizio Martina, Matteo Orfini, Davide Faraone, Carmelo Miceli, Fausto Raciti, Valeria Sudano e Francesco Verducci) a bordo della Sea Watch potrebbe diventare un caso giudiziario. "I campi in Libia sono un inferno che non finisce mai, ci hanno detto i migranti sulla #SeaWatch. Io e Maurizio Martina siamo appena rientrati in porto. Ora stiamo facendo l'elezione di domicilio perché a quanto pare siamo indagati per essere saliti sulla nave", ha annunciato su Twitter Orfini.

I dem hanno chiesto immediatamente di procedere "allo sbarco immediato" dei 47 migranti (di cui 13 minorenni) che si trovano sulla nave della ong olandese ormeggiata al largo di Siracusa, ormai da dieci giorni e hanno fatto sapere che presenteranno un esposto in procura sul caso. "Riteniamo che quanto stia avvenendo sia illegale – ha dichiarato Orfini -, presenteremo un esposto in procura perché riteniamo che la permanenza sulla nave sia fuori da ogni norma". 

Questa mattina, dopo il blitz di ieri di tre parlamentari (Magi di +Europa, Prestigiacomo di Forza Italia e Fratoianni di Leu), il Pd aveva annunciato una "staffetta democratica" nonostante la Capitaneria di porto avesse vietato qualsiasi nuovo tentativo di salire sull'imbarcazione ormeggiata al largo di Siracusa.

Intanto la procura del capoluogo siciliano ha smentito il ministro dell'Interno Matteo Salvini che ipotizzava il sequestro della nave della ong tedesca: "Le carte che finora sono state fornite riguardano un profilo amministrativo, eventualmente sono da valutare le condizioni igienico sanitario della nave. Il comandante della Sea Watch non ha commesso alcun reato e non è stata neppure presa in considerazione al momento l'ipotesi di un eventuale sequestro della nave", ha dichiarato il procuratore Fabio Scavone. Sul suo tavolo c'è un fascicolo aperto senza ipotesi di reato sulla nave. 

Il Garante dei detenuti: "Fateli sbarcare" – Sulle condizioni dei migranti a bordo, nel frattempo, è intervenuto il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, che ha espresso grande preoccupazione. Per questo, si legge in una nota, "ha scritto al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, chiedendo l'immediato attracco della nave Sea Watch 3 e il conseguente sbarco delle persone soccorse, nella chiara finalità di tutelare i diritti delle persone salvate e di preservare il Paese dal dover rispondere in sede internazionale di possibili violazioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU)".

"La situazione di stallo venutasi a creare per gli effetti della mancata autorizzazione all'attracco e dell'impossibilità della nave di riprendere la navigazione determina la privazione di fatto della libertà dei migranti soccorsi. Oltretutto è stato anche superato il limite massimo di 96 ore che la legge prevede per il fermo di una persona senza convalida giurisdizionale".

Nella lettera, si legge ancora nella nota, "il Garante nazionale ha chiesto con la massima urgenza al ministro informazioni relative all'assegnazione di un luogo sicuro (POS) dove sbarcare le persone ora a bordo della nave Sea Watch 3; all'indicazione data e allo stato attuale della situazione circa l'impossibilità di approdo, con la specificazione della motivazione; alla presenza di donne e minori a bordo; alla sistemazione delle persone salvate in ambienti coperti o esterni, con l'indicazione numerica in un caso e nell'altro; alle condizioni materiali attuali e alle azioni intraprese per rispettare il divieto di trattamenti inumani e degradanti, con particolare riferimento all'accesso a cibo e acqua e alla tutela della salute; ai motivi di ordine pubblico e sanità pubblica che hanno portato all'adozione dell'ordinanza che vieta a ogni natante di avvicinarsi alla Sea Watch 3".

"Le persone a bordo di una nave che ha fatto ingresso nelle acque territoriali italiane, per quanto battente bandiera straniera, sono sotto la giurisdizione del nostro Paese. Ciò – spiega il Garante – implica la responsabilità dello Stato per ogni eventuale violazione dei diritti umani: la situazione di privazione di fatto della libertà personale, in violazione dell'articolo 13 della Costituzione e dell'articolo 5 della CEDU; il mancato avvio delle procedure individuali di identificazione e quindi la mancata considerazione delle posizioni individuali, a rischio di violazione del divieto di espulsioni collettive; la mancata considerazione degli aspetti di vulnerabilità individuale, a rischio di violazione dell'articolo 3 della CEDU; la possibile violazione del divieto di non refoulement, considerato che le persone soccorse dalla nave Sea Watch 3 provengono dalla Libia, Paese verso cui non possono essere respinte; il rischio di violazione del diritto d'asilo regolato dalla Convenzione di Ginevra; la possibile violazione dell'articolo 3 della CEDU in relazione alle condizioni in cui sono costrette le persone migranti a bordo".