In Italia oltre 5 milioni di indigenti. E un giovane su 4 è disoccupato

Allarmanti i dati raccolti nel dossier Caritas sulla povertà: aumenta la diseguaglianza sociale, il rischio indigenza raddoppia al Nord

"Nella graduatoria che misura la diseguaglianza sociale dei 28 Paesi europei l'Italia ottiene il non lusinghiero risultato di posizionarsi tra i primi 8 paesi in graduatoria per diseguaglianza, cinque posizioni sopra la media". È quanto si legge nel dossier sulle povertà redatto dalla Caritas di Roma che raccoglie dati provenienti da varie fonti. Molte denunciano l'allargamento della forbice sociale che può essere esemplificata in molti modi, sottolinea il dossier: "Per la lista Forbes la ricchezza dei primi 14 miliardari italiani equivale alla ricchezza netta detenuta dal 30% della popolazione più povera.

Anche la recente indagine della Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie conferma la crescita della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e l'aumento degli individui a rischio povertà (coloro che possiedono solo il 60 % del reddito mediano della popolazione). Essi rappresentano il 23%, un dato molto alto. Del resto secondo l'Istat, nel 2017 in Italia è cresciuta l'incidenza delle persone sia in condizione di povertà assoluta sia in condizioni di povertà relativa. Per la povertà assoluta si passa da 4 milioni 742mila a 5 milioni e 58mila (un italiano su 12) equivalenti a 1 milione e 778mila famiglie; per la povertà relativa si passa da 8 milioni e 465mila a 9 milioni e 368mila equivalenti a 3 milioni e 171mila famiglie residenti. Sono dati agghiaccianti". 

Anziani, minori, giovani e le cosiddette "famiglie tradizionali della provincia" (dall'Istat) sono i gruppi sociali che stanno impoverendo maggiormente. Secondo Oxfam a metà 2017 il 20 % più ricco degli italiani deteneva oltre il 66 % della ricchezza nazionale. A questo proposito nel 2018 l'Unione europea delle cooperative registra un dato che rappresenta una sorta di spread del disagio, sottolinea la Caritas: "l'incidenza della povertà in Italia tra gli over 65 è quasi 4 volte superiore rispetto a quella della Germania". Uno dei problemi principali è dato dalla difficoltà di entrare e permanere nel mercato del lavoro. E la numerosità della famiglia continua ad essere un efficiente fattore predittivo del disagio sociale. Inoltre non si parla solo della "questione meridionale", anche se è il Sud ad accusare maggiormente il processo di impoverimento.

Rischio indigenza raddoppiato al Nord. "Gli individui a rischio povertà sono però raddoppiati al Nord Italia in 10 anni. E quest'impoverimento progressivo generale avviene in una società fatta di monadi, di solitudine". Secondo l'Istat 3 milioni di italiani dichiarano di non avere alcuna relazione esterna alla famiglia. E dunque in caso di bisogno, non hanno nessuno a cui chiedere aiuto e cui appoggiarsi. Secondo l'ultima stima FioPSD le persone senza dimora superano in Italia le 50.000 unità. 

Crepe in tessuto economico e forti diseguaglianze. "La città di Roma riproduce sofferenze e diseguaglianze del Paese, amplificandole ancora di più, ed è possibile tastare il polso del disagio" legato alla povertà. "Del resto il suo tessuto economico mostra crepe importanti. Una cifra che si presta a una lettura articolata, ma che comunque segna un impressionante dato negativo, riguarda le imprese – scrive Carità che raccoglie nel rapporto i dati provenienti da varie fonti – secondo Unioncamere il numero delle imprese che hanno chiuso negli ultimi 5 anni rilevati è pari a 16.000 unità. A Roma il reddito individuale imponibile medio si distribuisce in maniera profondamente diseguale: si va dai 40.530 euro del II Municipio ai 17.053 euro del VI Municipio (dunque meno della metà rispetto al primo municipio in classifica). Nel complesso meno del 2% (1,8) denuncia un reddito di oltre 100.000 euro l'anno, mentre il 51,3% possiede un reddito fino a 15.000. euro. La città impoverisce e invecchia a vista d'occhio: in ogni municipio, si registrano circa 10.000 persone over 65 che non raggiungono il reddito di 11.000 euro, per un totale complessivo di 146.941 abitanti: un'intera grande città fatta di anziani che vivono di stenti dentro una grande metropoli contemporanea". 

"Sta aumentando il disagio delle famiglie apparentemente 'normali' – prosegue il dossier -. Sono aumentate in 10 anni del 47,8 % le famiglie con un solo occupato e senza ritirati dal lavoro (dove manca perciò l'ammortizzatore sociale della pensione di un nonno o di una nonna). E sono 92.790 le famiglie di senza occupati, senza ritirati dal lavoro e con almeno un elemento disponibile al lavoro. L'ufficio statistico di Roma Capitale stima ad oltre 125.000 i nuclei familiari con minori e un reddito sotto i 25.000 euro con punte nel V (12.162), nel VI (16.729) e nel X municipio (11.367)". 

Un giovane su 4 è disoccupato. "Per i giovani di Roma "sono tempi difficilissimi: la disoccupazione è aumentata visibilmente per tutte le fasce d'età di circa 10 punti percentuali; praticamente un quarto dei giovani romani (18-29 anni) risulta disoccupato. Inoltre anche la stessa occupazione va esaminata in controluce: il lavoro atipico che si caratterizza per la presenza di contratti a termine o di collaborazione coinvolge il 51,6 % dei giovani tra i 25 e i 39 anni – prosegue- . Oltre la metà dei giovani romani dunque non ha la possibilità di fare progetti a lungo termine e pianificare una famiglia. Quanto ai giovani che non studiano né lavorano, né sono in formazione (i cosiddetti NEET) negli ultimi 10 anni sono aumentati del 68,3 % raggiungendo la cifra di 134.556. Ma cosa si nasconde dietro questa sigla misteriosa, chi sono in realtà i NEET? I centri d'ascolto della Caritas di Roma rivelano: sono spesso giovani mortificati da un iter scolastico fallimentare e da un mercato del lavoro che ha come unica certezza l'instabilità". 

 "Per i giovani di Roma "sono tempi difficilissimi: la disoccupazione è aumentata visibilmente per tutte le fasce d'età di circa 10 punti percentuali; praticamente un quarto dei giovani romani (18-29 anni) risulta disoccupato". È quanto si legge nel dossier sulle povertà redatto dalla Caritas di Roma e presentato stamani. "Inoltre anche la stessa occupazione va esaminata in controluce: il lavoro atipico che si caratterizza per la presenza di contratti a termine o di collaborazione coinvolge il 51,6 % dei giovani tra i 25 e i 39 anni – prosegue- . Oltre la metà dei giovani romani dunque non ha la possibilità di fare progetti a lungo termine e pianificare una famiglia. Quanto ai giovani che non studiano né lavorano, né sono in formazione (i cosiddetti NEET) negli ultimi 10 anni sono aumentati del 68,3 % raggiungendo la cifra di 134.556. Ma cosa si nasconde dietro questa sigla misteriosa, chi sono in realtà i NEET? I centri d'ascolto della Caritas di Roma rivelano: sono spesso giovani mortificati da un iter scolastico fallimentare e da un mercato del lavoro che ha come unica certezza l'instabilità".