La sorella di Stefano in radio parla delle novità processuali sulla morte del fratello: "Finalmente la verità è emersa". Ricorda il momento più difficile durante le udienze e racconta la sofferenza dei genitori che "continuato a credere nelle istituzioni e nello Stato che gli hanno portato via un figlio"
"Ricevo minacce sui social, mi scrivono che dovrei fare la stessa fine di mio fratello". Ilaria Cucchi è tornata a parlare delle novità processuali sulla tragica fine del fratello Stefano, intervenendo la scorsa notte su Rai Radio2 nel corso del programma 'I Lunatici'. "Finalmente dopo nove anni la verità è emersa, chiara ed innegabile. È emersa grazie ai racconti dei protagonisti che nelle intercettazioni raccontano quello che hanno fatto e si mettono d'accordo sulla versione da dare al pm. All'inizio, – ha continuato Ilaria Cucchi – ci raccontavano che Stefano era morto di suo o cadendo dalle scale. Oggi il violentissimo pestaggio di cui è stato vittima è entrato anche in un'aula di giustizia. È chiaro che non posso dire che sia finita qui, devono arrivare le condanne, mi rendo conto che i responsabili sono talmente tanto inchiodati alle loro responsabilità che le tenteranno tutte. Ma quel pestaggio è innegabile".
Ilaria si è soffermata sul ricordo del momento più difficile della sua battaglia e della forza di volontà che l'ha aiutata ad andare avanti: "In questi nove anni non ho mai perso la speranza. Mi viene in mente una giornata, quella che doveva essere la più terribile di tutte, la sentenza di secondo grado che assolveva tutti gli imputati del processo sbagliato. Quel giorno io dissi che avevamo vinto, comunque, nonostante fossero stati tutti assolti. E avevo ragione, perché per oltre cinque anni si era negato ciò che era accaduto a Stefano, finalmente dopo tanto tempo, quel giorno, si stava riconoscendo in un'aula di giustizia che mio fratello era stato pestato, non era caduto dalle scale, soltanto che la giustizia non era stata capace di individuare i responsabili. Era la giustizia ad aver perso. In quel momento abbiamo ricominciato daccapo. Sono arrivate nuove testimonianze, è arrivato alla procura di Roma il dott or Pignatone, che ringrazio, perché ha portato avanti un'inchiesta che dimostra che anche per Stefano Cucchi, che è morto di giustizia, una giustizia alla fine può esistere".
Poi ha riferito delle offese e delle minacce che continua a ricevere attraverso i social: "Arrivano insulti rispetto ai quali mi son fatta le spalle larghe ma non tollero quando invece offendono mio fratello, perché è morto e non può più difendersi. Mentre in questi giorni succede una cosa molto più preoccupante. Arrivano delle minacce. Io porto avanti da nove anni una battaglia di civiltà e legalità, eppure in questo momento arrivano minacce brutte. Sui social chi le fa può nascondersi dietro a una tastiera. Mi scrivono che devo fare la stessa fine di mio fratello, è una cosa che mi preoccupa, sono una mamma, dietro al leone da tastiera che fa certe sparate non possiamo mai sapere cosa si cela".
Ilaria ha poi parlato dei suoi genitori, del dolore ma anche della forza che hanno trovato per affrontare lutto e processi: "Gli è stato ammazzato un figlio e nonostante tutto hanno continuato a credere nelle istituzioni e nello Stato che gliel'hanno portato via. Non vivono più, la loro non è più vita, è solo un andare avanti. Per me, la figlia che gli è rimasta. E per i loro nipoti. Sono preoccupata, ora abbiamo questo processo in ballo, ma quando tutto questo sarà finito dovranno elaborare il lutto". Sul papà Giovanni ha aggiunto: "Guarda ogni sera il film su suo figlio. Forse perché spera ogni volta in un finale diverso, che purtroppo mai potrà arrivare. È stato uno strumento importantissimo, che ha consentito di far arrivare a tutte le persone normali, Stefano come persona, al di là del caso giudiziario che lo ha riguardato. Per questo, secondo me, riesce a spiegare molto meglio di come avrei potuto fare io, che in fondo la storia di Stefano Cucchi riguarda la violazione dei diritti fondamentali dell'essere umano. Una storia per la quale nessuno può voltarsi dall'altra parte".