Si tratta di un cittadino del Gambia. Bonafede: "Valutare decreto per inasprire le pene per la violenza sessuale". Raggi: "No alle ronde"
Un quarto indagato per l'omicidio di Desirée Mariottini è stato fermato mentre si nascondeva a Foggia: Yusif Salia, questo il nome dell'uomo, gambiano senza permesso di soggiorno, aveva con sé 11 chilogrammi di droga e una pistola giocattolo e si era rifugiato in una baracca vicino al Centro di accoglienza richiedenti asilo.
Con la notizia del fermo arriva il commento del ministro dell'Interno Matteo Salvini che scrive su Twitter: "Catturato il quarto verme" e "si tratta (guarda caso) di un immigrato clandestino. Per lui, come per gli altri tre, carcere duro e a casa!!!. Ringrazio la Procura e le forze dell'ordine per la rapidità e l'efficacia".
Intanto sono stati fissati per sabato mattina, nel carcere di Regina Coeli, a Roma, gli interrogatori di convalida per i tre stranieri fermati giovedì nella capitale: Mamadou Gara, 27 anni, Brian Minteh, 43 anni, entrambi senegalesi, e il 46enne nigeriano Chima Alinno, compariranno davanti alla gip Maria Paola Tomaselli. Nei loro confronti la procura contesta i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti.
Gli inquirenti sono tornati per nuovi sopralluoghi nello stabile abbandonato di San Lorenzo, in via dei Lucani, dove la sedicenne è morta. Erano quasi due settimane che Desirée frequentava quel luogo di degrado, dove si procurava la droga e la consumava. Andava e veniva da quel posto dove la notte tra giovedì e venerdì ha trovato la morte, dopo esser stata stuprata da un branco di spacciatori. Gli indagati sono accusati di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti, omicidio volontario: erano in Italia con permessi di soggiorno scaduti e, almeno uno di loro, ha precedenti penali per spaccio di droga.
Il pomeriggio del 18 ottobre Desirée è tornata in via dei Lucani in cerca di droga, ha incontrato il gruppo e ha chiesto qualche stupefacente da consumare lì, come già successo in passato. Secondo chi indaga, gli spacciatori sapevano che la dose fornita alla ragazza era in grado di ucciderla e quando lei si è sentita male non hanno chiamato qualcuno che potesse soccorrerla ma anzi l'hanno violentata, più volte, in gruppo. Desirée non si è opposta in alcun modo: non poteva farlo perché non era in sé, non si reggeva in piedi mentre loro, senza nessuna pietà le erano addosso. Dopo gli abusi l'hanno abbandonata a terra, tremante, e l'hanno lasciata morire nell'infinita tragica solitudine di quel luogo sporco e degradato, dove sarebbe stata trovata all'alba di venerdì. La sua famiglia, che la cercava da due giorni, ha saputo della morte solo venerdì pomeriggio.
Il ministro Bonafede – Sull'omicidio della giovane, è intervenuto su Facebook il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: "Nel contratto di Governo è previsto l'inasprimento delle pene per la violenza sessuale, con l'introduzione di nuove aggravanti e aumenti di pena per i soggetti più vulnerabili. C'è una proposta di legge depositata alla Camera e va presa in considerazione la possibilità di agire con una decreto legge da convertire immediatamente dopo la manovra. So che sarebbe uno strappo alla regola ma di fronte a situazioni eccezionali, servono misure eccezionali".
L'avvocato del padre di Desirèe – Intanto, l'avvocato Oreste Palmieri, legale di Gianluca Zuncheddu, papà di Desirèe, è intervenuto a Radio Cusano Campus, nella trasmissione "Cosa succede in città", condotta da Emanuela Valente. Palmieri ha parlato dei precedenti penali di Zuncheddu e del rapporto con la figlia, che aveva mantenuto il cognome della madre. L'uomo viene descritto dalla stampa come un boss della droga. È così? "Assolutamente no – ha affermato Palmieri – Non ha una sola sentenza definitiva ma un unico procedimento per violazione della legge sugli stupefacenti, tra l'altro molto datato, per il quale è a piede libero ed è ancora in corso il primo grado di giudizio al Tribunale di Latina. Conosco Zuncheddu da diversi anni, si è sempre interessato della figlia, ha sempre cercato di starle vicino, tant'è che quando ha avuto dei problemi la madre ha sempre chiamato lui".
Perché la madre di Desirèe ha denunciato il marito per stalking? "Quando si sono lasciati un paio di anni fa, come accade in molte separazioni c'era risentimento. Ci sono stati dei litigi e sempre a causa delle figlie, perché Zuncheddu e Mariottini hanno anche un'altra figlia più piccola". Non poteva avvicinarsi all'abitazione dei Mariottini ma Desirèe continuava a incontrarla. "La vedeva spesso, avevano rapporti normalissimi di padre-figlia. Nell'ultimo periodo quando ci sono state le denunce, Desirèe cercava di prendersi i propri spazi, come accade a molti figli di genitori separati, se avessero una famiglia unita alle spalle non quegli spazi gli verrebbero concessi perché sarebbero più controllati. Negli ultimi due anni la situazione di Desirèe è degenerata".
Gianluca Zuncheddu aveva capito che Desirèe stava vivendo un momento difficile? "Zuncheddu non sapeva niente, non poteva nemmeno immaginarlo". Si sente in colpa per non essere riuscito ad aiutarla? Come sta? "È un uomo distrutto dal dolore, come per qualsiasi altro padre che deve affrontare una tragedia del genere, una persona che non riesce nemmeno a parlare per il dolore che sta vivendo".