Processo Cucchi, nuovo carabiniere indagato per falso

L'ex comandante della compagnia Talenti-Montesacro insieme ad altri tre vertici dell'Arma, avrebbe falsificato le carte sullo stato di salute del geometra dopo il pestaggio

C'è un nuovo indagato per falso nel processo Cucchi, il geometra morto il 22 ottobre 2009 in una stanza del reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini di Roma, dopo essere stato arrestato dai carabinieri una settimana prima (il 15 ottobre 2009) nel parco degli Acquedotti, trovato in possesso di 20 grammi di hashish e alcune dosi di droga. È il maggiore Luciano Soligo, allora comandante della compagnia Talenti-Montesacro, a cui fa riferimento la caserma di Tor Sapienza, una delle stazioni dove Stefano fu trattenuto.

Soligo entra così nel nuovo filone dell'indagine che vede quattro imputati, tra cui Massimiliano Colombo, il comandante della caserma di Tor Sapienza, e Francesco Di Sano, carabiniere della stessa stazione che in aula ammise di esser stato invitato a ritoccare il verbale redatto nel 2009, poco dopo la morte di Stefano. Il processo per falso ideologico è stato avviato dopo che Francesco Tedesco, uno dei cinque carabinieri alla sbarra per la morte del giovane, con una serie di dichiarazioni rese nel corso di tre interrogatori tra luglio e ottobre, ha sporto denuncia e ha accusato i quattro coimputatiAlessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Vincenzo Nicolardi e il maresciallo Roberto Mandolini.

Secondo la ricostruzione del quotidiano La Repubblica Soligo, il generale di brigata Vittorio Tomasone (allora comandante provinciale di Roma), il colonnello Alessandro Casarsa (allora comandante del Gruppo Roma) e il maggiore Paolo Unali (allora comandante della Compagnia Casilina) avrebbero falsificato dei documenti per coprire il pestaggio di Stefano Cucchi.

L'intera catena di comando dell'Arma avrebbe quindi portato avanti un'operazione per coprire le condizioni di salute in cui Stefano è arrivato alla stazione di Tor Sapienza, dando la colpa del suo stato al freddo e alla magrezza, modificando le annotazioni di servizio ("Cucchi Stefano dichiara di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura freddo umida che per la rigidità della tavola da letto priva di materasso e cuscino, ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolenzia accusata anche per la sua accentuata magrezza") e facendo sparire una nota redatta da Tedesco e inviata alla stazione Appia il giorno della morte di Cucchi.

Le manomissioni, dei registri di protocollo e delle annotazioni di servizio, sono state ricontrollate in una riunione del 30 ottobre convocata da Tomasone e a cui hanno partecipato il comandante del gruppo Roma Casarsa, i due comandanti di compagnia Unali e Soligo, i marescialli Mandolini (stazione Appia) e Massimiliano Colombo Labriola (Tor Sapienza), che hanno materialmente disposto i falsi, insieme ai carabinieri coinvolti quella notte, anche se mancano, perché in licenza, Tedesco e Di Sano.

Immediato è arrivato il commento della sorella Ilaria: "Falsi ordinati per far dire ai medici legali dei magistrati che mio fratello era morto di suo, che era solo caduto ed in fin dei conti non si era fatto niente. Era morto solo ed esclusivamente per colpa sua e nostra. Io e Fabio lo abbiamo detto per anni che ciò non era assolutamente vero. Lo abbiamo urlato per nove anni. Che sensazione provo ora? Soddisfazione? No. Rabbia per tutto il dolore infertoci con insulti minacce e false verità? Si. Dolore ed amarezza, come cittadina per l'Arma dei Carabinieri? Anche. La vorrei affianco a noi ma ho negli occhi lo sguardo del suo Comandante a lungo fisso su quelli di Fabio. Come quando ci si sfida a chi abbassa prima lo sguardo. Non è ancora finita questa storia dove una normale famiglia Italiana viene stritolata da uomini delle istituzioni ma reagisce e resiste per nove anni senza mai perdere fiducia in esse".