Aggressione a Osakue, la Procura di Torino indaga per lesioni senza aggravante razziale

L'atleta azzurra, di origini nigeriane, colpita al volto da un uovo lanciato da un'auto in corsa. Non si esclude nessuna ipotesi dato che si sono verificati altri casi simili e le vittime non erano di colore

Lesioni, senza l'aggravante razziale. La Procura di Torino ha aperto un'inchiesta con questa ipotesi di reato, al momento verso ignoti, in merito all'aggressione all'atleta italiana di origini nigeriane Daisy Osakue.

La 22enne, campionessa nel lancio del peso e del disco, è tra gli azzurri convocati agli Europei di Berlino in programma dal 6 agosto e lei promette che non mancherà, nonostante la lesione alla cornea riportata dopo che nella notte tra domenica e lunedì è stata colpita al volto da un uovo lanciato da un Doblò in corsa. Stava tornando a casa a piedi a Moncalieri, nell'hinterland torinese. "Volevano colpire me come ragazza di colore", si dice sicura Osakue, "credo che sia un episodio di razzismo".

Gli investigatori, che stanno cercando di risalire ai responsabili, per ora non escludono nessuna ipotesi, dato che si sono verificati altri casi simili e le vittime non erano di colore, ma le reazioni, alla luce dei recenti episodi di violenza contro gli stranieri, hanno inevitabilmente concentrato l'attenzione sul razzismo.

Nessuna emergenza secondo il ministro dell'Intreno, Matteo Salvini, mentre per l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, "se si utilizzano questi casi per dire che il governo sta fomentando il razzismo, io respingo al mittente le accuse". Questi episodi si verificavano anche negli anni scorsi, rimarca il capo politico dei 5 Stelle, è l'attenzione dei giornalisti che è cresciuta. Una tesi rilanciata a muso duro da Beppe Grillo, che ha accusato i media di "portare la nazione verso il baratro".

Dalla Chiesa è invece arrivato un nuovo monito contro il clima di intolleranza verso gli stranieri. "Non è appiccicando etichette sulla faccia e sulla pelle della gente che salviamo la nostra vita. L'unico vero 'nemico' che tutti abbiamo in comune è coltivare l'idea del nemico. Dare agli altri la colpa dei disagi nostri che non sappiamo affrontare è una deriva pericolosa", il richiamo dell'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, mentre il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, chiede di non alimentare l'intolleranza, perchè il "razzismo è malattia endemica, riemerge come un virus mai sufficientemente domato: si scaglia contro immigrati, rom, ebrei. A ben vedere è il modo più sbagliato con cui curare la paura e l'ansia con cui facciamo i conti un po' tutti".