Ricevevano ogni anno milioni di euro per gestire strutture per migranti tenute in condizioni fatiscenti e di cronico sovraffollamento. Per questo in sei sono finiti in manette (due in carcere e quattro ai domiciliari): sono tutti responsabili di due onlus deputate alla gestione di una ventina Cas (centri accoglienza straordinaria) del sud pontino. Agli arrestati vengono contestati, a vario titolo, i reati di falso, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture e maltrattamenti nei confronti dei migranti.
L'indagine della squadra mobile di Latina è partita dopo le proteste di un gruppo di stranieri ospiti di alcune strutture di accoglienza, i quali lamentavano continui ritardi nel pagamento del cosidetto 'pocket money'. Di lì sono scattati i controlli nei centri, che ospitano circa trecento persone e per i quali lo Stato pagava ogni anno oltre sei milioni di euro. Dalle indagini è emersa una situazione di costante sovraffollamento aggravata da pesanti carenze igienico sanitarie.
Nel fascicolo è finita anche la documentazione depositata dai responsabili delle onlus per la partecipazione ai bandi di gara indetti per l'accoglienza dei migranti, da cui emergono "gravi e sistematiche violazioni – scrive chi indaga – nell'esecuzione degli obblighi assunti dai gestori dei cas in sede di aggiudicazione delle gare". Una delle strutture finite sotto inchiesta, a Fondi, è arrivata a ospitare un numero di persone quattro volte superiore al consentito, in condizioni tali da far configurare per i gestori il reato di maltrattamenti.
I cas in questione non avevano certificati di prevenzione incendi e violavano le più elementari norme sulla sicurezza anche attraverso l'ostruzione delle vie di fuga con i letti occupati dagli stranieri. A ciò si sommavano gravi carenze nella manutenzione degli impianti elettrici e pessime condizioni igieniche, in immobili che in alcuni casi non avevano sistema fognario, né acqua calda.