Venti anni di carcere. È la condanna inflitta con rito abbreviato a Lizabeta Vicola, per l'omicidio di Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic, le tre sorelline rom arse vive nel camper in cui vivevano con la famiglia il 10 maggio del 2017, nel quartiere Centocelle di Roma.
Vicola è la cognata di Serif Seferovic, anche lui imputato per l'incendio che provocò la morte delle tre ragazze di 20, 4 e 8 anni. L'uomo è sotto processo per omicidio davanti alla Terza Corte d'Assise di Roma. Secondo i giudici la donna partecipò al blitz notturno nel quale venne dato fuoco al camper in cui viveva la famiglia Halilovic con cui i Seferovic avevano avuto pesanti contrasti. Nell'udienza di venerdì è stata accolta la richiesta di patteggiamento a due anni di carcere avanzata da Andrea Seferovic, fratello di Serif, cui viene attribuito un rogo precedente a quello della tragedia, nel quale non c'erano state vittime.
La notte del 10 maggio dello scorso anno, nel parcheggio del centro Commerciale Primavera di Piazza Mario Ugo Guatteri, periferia est di Roma, si sviluppò l'incendio del camper in sosta con all'interno le tre vittime, i loro genitori e altri otto fratelli. Nel rogo morirono Elisabeth, Francesca e Angelica, che non fecero in tempo ad uscire dal veicolo. Grazie ai video delle telecamere di sorveglianza e le testimonianze raccolte dai genitori delle vittime, scampati al rogo con i loro altri otto figli, la squadra mobile ricostruì quanto accaduto. Gli Halilovic raccontarono di aver subito pesanti minacce dai Seferovic, dopo liti violente avvenute all'interno del campo nomadi che avevano abbandonato dopo aggressioni e danneggiamenti.
Nel giro di poco le indagini si concentrarono sul ventenne Serif, la famiglia del quale, tra l'altro, era in possesso di un furgone con le stesse caratteristiche di quello presente sulla scena del delitto e utilizzato dagli autori del rogo. Serif venne fermato una prima volta tre settimane dopo la tragedia, a Torino, dove si era rifugiato in casa di alcuni parenti. Rilasciato poco dopo, perché secondo il giudice, non esistevano a suo carico "gravi indizi di colpevolezza", il giovane fu nuovamente arrestato nell'ottobre scorso. Gli inquirenti capitolini sono convinti che sia lui la persona immortalata dalle telecamere di sorveglianza del parcheggio in cui avvenne la tragedia, che lanciò la molotov contro il camper nel quale dormiva la famiglia Halilovic.