La lunga lista delle vittime del clan Spada: ma nessuna è al processo

Dai familiari di due ragazzi uccisi nel 2011 alla signora sfrattata, nessuno ha avuto il coraggio di presentarsi in aula

Dai familiari di persone uccise ai tanti che hanno subito anni di violenze, estorsioni e vessazioni di ogni tipo: sono una quindicina, secondo quanto emerso dalle indagini, le vittime accertate del clan Spada e nessuna di loro intende costituirsi come parte civile nel maxi processo che si è aperto mercoledì nell'aula bunker di Rebibbia.

Nel lungo elenco di vittime compaiono oltre ai familiari di Giovanni Galleoni (detto Baficchio) e Francesco Antonini (Sorcanera), uccisi nel novembre del 2011 a Ostia, il titolare di un'agenzia immobiliare distrutta il 16 novembre dello stesso anno da un incendio divampato dopo il lancio di una bottiglia incendiaria, le tante persone vittime di usura ed estorsioni e quelle picchiate, accoltellate, o alle quali è stata bruciata l'auto perché non sottostavano alle regole imposte dal clan. La lista contiene anche i nomi dei titolari di stabilimenti e cooperative costrette ad accordi con gruppi vicini agli Spada.

Tra le parti offese è citata anche Rita Di Silvestro, l'anziana assegnataria dell'appartamento popolare nel quale viveva Roberto Spada con la famiglia e che, secondo l'accusa, sarebbe stata obbligata a cedere la casa per un debito del figlio con il clan.

La signora è ospitata da un'amica: è finita in un piccolo appartamento condiviso, e dal 2006 ha lasciato casa sua, grande più del doppio, agli Spada. Di Silvestro è stata convocata già tre volte per testimoniare nel processo a Roberto Spada per l'aggressione ai giornalisti Daniele Piervincenzi e Edoardo Anselmi ma non si è mai presentata. Tra l'altro l'8 maggio scorso, la roulotte del figlio, debitore di Spada, è stata data alle fiamme.

Comune di Roma, Regione Lazio, Associazione Antonino Caponnetto, Libera e Ambulatorio Antiusura onlus, saranno parte civile nel processo ma, nell'aula bunker di Rebibbia, a chiedere i danni alla 'mala' del litorale romano non ci sarà nessuna delle vittime, né i loro familiari.

"Va abbattuto il muro di omertà che tuttora condiziona una parte significativa della popolazione di Ostia – sottolinea Giulio Vasaturo, legale dell'associazione Libera -. Spero che le parole di Papa Francesco, insieme all'esempio di chi è già riuscito a sottrarsi alle vessazioni mafiose, facciano breccia nelle coscienze. Libera,  insieme alla parte migliore di Ostia, continuerà a porsi al fianco di chi denuncia affinché nessuna vittima delle nuove e vecchie mafie locali si senta più sola. Può aprirsi davvero una fase di riscatto per questo territorio per troppo tempo soggiogato da potentati economici e criminali".