RIGOPIANO UN ANNO DOPO | L’ultimo superstite: “Senza moglie, futuro e orfano dello Stato”

Parla Giampaolo Matrone che nella tragedia ha perso la moglie Valentina: "Farò di tutto perché mia figlia abbia sempre il sorriso"

"Oggi non vedo più il futuro, ma combatterò nella vita per due motivi: fare di tutto perché mia figlia abbia sempre il sorriso e portare a casa la giustizia per le 29 vittime". Giampaolo Matrone, l'ultimo sopravvissuto della strage di Rigopiano, parla a LaPresse dopo aver terminato le sue quattro ore giornaliere di fisioterapia. Aver trascorso oltre 60 ore sotto oltre 100 tonnellate di ghiaccio ha lasciato un ricordo pesante: 4 interventi al braccio con un innesto di pelle e le difficoltà a tornare alla vita di prima.

"Faccio fisioterapia tutti i giorni, i miglioramenti li devo alla mia forza, e alla forza di Gaia (la figlia, ndr), non devo farle mancare niente. Il mio bar-pasticceria? Non ci lavoro più, al posto mio abbiamo dovuto mettere due persone. Il dramma dell'hotel nel cuore del Gran Sasso ha portato via a Giampaolo la moglie Valentina, infermiera al Gemelli e mamma della piccola, che ora ha sei anni.

Signor Matrone, come si sente oggi?

"Mi sento con una persona in meno a fianco di me, la mancanza di mia moglie è il dolore più grande di questo anno, lasciando perdere i danni fisici che sono gravi. Nei panni di mia figlia è terribile non avere la mamma, poi quando con una persona ci progetti il futuro, una casa un lavoro e ti ritrovi da solo non è facile andare avanti. Per fortuna credo di avere tanta forza e tanta voglia di far andare le cose come dovevano andare prima di quel 18 gennaio".

Come ha fatto a vivere 62 ore in quelle condizioni?

"Devo ringraziare mia moglie, è stata vicina a me come un angelo, mi ha fatto coraggio nei sogni: io immaginavo che lei non c'era già più, ma mi ha dato la forza di andare a casa da Gaia. Quelle 62 ore non sono niente per i veri problemi che sto affrontando in questo anno e che affronterò. Ci siamo tirati su le maniche, e ancora di più ora. Farò di tutto per farle avere la giusta giustizia e per indicare a Gaia chi sono stati i responsabili. Vale è impressa nel cuore, mi ricordo l'ultima giornata insieme: ho tatuata mia moglie sulle pelle".

Cosa chiede lei oggi?

"Il ricordo questi giorni lo voglio dedicare a mia moglie, lasciando da parte un po' di rabbia e veleno. Oggi non voglio parlare di ritardi o colpevoli, posso solo dire che ringrazio la Procura per il lavoro che sta svolgendo ad oggi. Di certo questa tragedia non doveva accadere, si poteva evitare".

Il 18 gennaio ci sarà la giornata di commemorazione per le vittime a Penne. Le istituzioni le sono state vicine?

"Non ho avuto nessuno vicino, abbiamo invitato Mattarella per la cerimonia ma non verrà da quanto ho capito. Forse fa bene, se non è stato presente finora arrivare in giacca e cravatta giovedì non serve a nulla. Doveva esserci prima".