Papa Francesco in Cile e Perù: l’attesa, le proteste e i nodi irrisolti

Il Pontefice partito oggi per Santiago. Dalle vittime di Pinochet agli indigeni dell'Amazzonia, ecco il programma del viaggio

"Ho davvero paura dello scoppio di una guerra nucleare, siamo al limite. Basta un incidente e la situazione rischia di precipitare". Papa Francesco in volo verso il Cile, esprime le sue paure sull'instabilità mondiale. Il pontefice ha fatto distribuire la ristampa di una foto del 1945 che ritrae un bambino di Nagasaki che ha sulle spalle il fratellino morto nel bombardamento atomico, in attesa di far cremare il corpicino senza vita.

Papa Francesco torna in Sud America, dopo essere stato in Brasile, Ecuador, Bolivia, Paraguay e Colombia, e si prepara a una settimana intensa – da lunedì a domenica, con rientro in Italia lunedì 22 gennaio – per visitare il Cile e il Perù. Il Pontefice è partito stamattina per Santiago, con atterraggio previsto per le 19.55 locali, le 23.55 in Italia, dopo 15 ore e mezzo di volo.

Ancora una volta si avvicina alla sua Argentina, ci gira intorno, ma non vi approda, anche se il portavoce della Santa Sede, Greg Burke, anticipa che il telegramma per l'Argentina – inviato da protocollo ai capi di Stato dei paesi sorvolati – sarà "interessante". Di certo gli argentini non mancheranno: tra i pellegrini e i turisti che in questo momento si trovano nei due Paesi se ne contano già circa un milione.

Quello che si profilava come un viaggio tranquillo, non parte sotto i migliori auspici. Solo due giorni fa, attacchi incendiari nelle chiese e negli edifici di culto e l'occupazione della nunziatura apostolica da parte di un gruppo di anarchici e attivisti ha spaventato Santiago, già sotto massima sorveglianza.

"Il problema non è la fede, ma i milioni che si spendono", aveva scritto su Twitter l'attivista politica Roxana Miranda, ex candidata alla presidenza del Paese, motivando l'occupazione della sede della nunziatura, dove Bergoglio risiederà.

Gli organizzatori locali della visita del Pontefice non si dicono preoccupati, per loro non si tratta di attacchi terroristici, ma di atti di vandalismo compiuti per attirare l'attenzione. "Non è purtroppo una sorpresa per noi qui in Cile che accadano queste cose", ha raccontato padre Felipe Herrera, portavoce della Commissione nazionale della visita. "Sono opera di piccoli gruppi che agiscono, non soltanto contro la Chiesa ma in occasioni di altri eventi importanti". Le ha declassate a "proteste violente": "Lanciano bottiglie incendiarie o panni imbevuti di benzina per appiccare il fuoco. Poi lasciano messaggi dicendo cose brutte. Agiscono nella notte e in questo caso hanno preso di mira chiese piccole e povere, frequentate da gente povera". Di certo, per il sacerdote, "lo scontento sociale è altissimo": "Dicono che la Chiesa sia complice. Sono gruppi anti-sistema". Nessuna preoccupazione della chiesa locale per la riuscita della visita di Bergoglio, solo un "dolore profondo".

A dimostrazione dell'attenzione sempre alta nei confronti dei più bisognosi, il Pontefice ha deciso di inserire un breve fuoriprogramma: al suo arrivo a Santiago – intorno alle 20, mezzanotte in Italia – invece di recarsi direttamente in nunziatura, andrà in auto coperta nella chiesa di chiesa di San Luis Beltran, dove risiede la tomba di Don Enrique Alvear, noto come il 'vescovo dei poveri'.

In Perù, che oggi è stato scosso da un terremoto di magnitudo 6.8 che ha causato almeno due morti e 56 feriti, per la prima volta Bergoglio sarà nel cuore dell'Amazzonia, a Puerto Maldonado. Qui incontrerà i popoli indigeni e distribuirà la Laudato Si' nelle lingue locali. Gli indigeni amazzoni sono tra le persone che più delle altre soffrono le conseguenze del cambiamento climatico causato dall'uomo e l'enciclica del Papa è interamente dedicata alla cura del creato. L'incontro sarà la "porta d'accesso" al sinodo sull'Amazzonia – fortemente voluto dalla chiesa del Sud America -, che si terrà a Roma a ottobre 2019. Al seguito papale in Perù si unirà infatti il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi.

In Cile il Papa incontrerà anche due vittime della dittatura di Augusto Pinochet, mentre non è in programma un incontro con le vittime dei preti pedofili. "Il tema è importante", ha sottolineato il direttore della sala stampa, e ha aggiunto che "gli incontri più interessanti sono quelli privati", facendo capire che la questione sarà affrontata ufficiosamente.

Il Paese ha avuto non pochi problemi con i sacerdoti accusati di abusi e insabbiamenti. Anche in Perù però non è estraneo al problema: solo pochi giorni fa la Santa Sede ha dato notizia del commissariamento della Società peruviana di Vita Apostolica Sodalitium Christianae Vitae (Sodalizio di Vita Cristiana). Da tempo l'istituto era al centro di indagini, per abusi sessuali e mala gestione finanziaria. Il fondatore, Luis Fernando Figari, è indagato  per associazione a delinquere e lesioni gravi, e pendono su di lui delle accuse, mosse in passato, di abusi su minori.

Tra gli incontri più attesi del Papa c'è poi la visita alle 600 detenute, alcune delle quali con i figli piccoli, del carcere femminile di Santiago.

Un viaggio "non semplice, ma davvero appassionante", ha commentato il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin. Per Parolin un tema al centro del viaggio che il Papa "sente forte" e sul quale è tornato con parole "anche molto marcate" sarà quello della corruzione, che "impedisce lo sviluppo e che impedisce anche il superamento della povertà e della miseria".

Sul tavolo del Papa, poche settimane fa, è finita anche la questione dell'affaccio al mare della Bolivia, portato dal presidente Evo Morales: "Sono molto grato di partecipare, con grande umiltà, in Vaticano al quinto incontro con il fratello Francesco, Papa dei poveri – aveva scritto il boliviano su Twitter dopo l'incontro, il 15 dicembre scorso – La Bolivia conserva ricordi molto emozionanti della sua visita nel luglio del 2015 e del suo appoggio al processo di cambiamento e del #MareperlaBolivia". La questione dello sbocco al mare per la Bolivia è vecchio contenzioso con il Cile, finito al tribunale internazionale.