Solo il 49% degli italiani pensa che le colpe della violenza di genere non siano in alcun modo imputabili alla donna, mentre quasi 1 italiano su 6 attribuisce proprio alla donna alcune responsabilità della violenza stessa. È questo il quadro che emerge dalla ricerca di Ipsos per WeWorld Onlus, Organizzazione non Governativa che da quasi vent'anni si occupa di difendere i diritti delle donne e dei bambini in Italia e nel mondo, presentata oggi a Milano in occasione della giornata internazionale (sabato 25 novembre) contro la violenza sulle donne.
L'indagine – Dall'indagine quantitativa svolta su un campione di 1000 italiani, uomini e donne tra i 18-65 anni, emerge che il 35% è più restio nel considerare la donna vittima e fa appello alla prudenza di giudizio quando il problema investe la sfera familiare: si tratta per lo più di uomini e di persone che vivono nel Nord-Est. Gli italiani che, invece, si schierano sempre dalla parte delle donne, sono principalmente donne, persone tra i 54-65 anni, quanti vivono in coppia o in altro nucleo e chi risiede nel Nord-Ovest. Infine coloro che tendono ad assolvere il maschio violento sono soprattutto uomini, in particolare giovani adulti (18-29 anni), quanti vivono soli e i residenti in Centro e Sud Italia: per questi la violenza è la naturale e istintiva reazione a una provocazione della donna.
Giustificazioni – Ancora nel 2017 la giustificazione di atti di violenza di genere ha radici profonde nell'opinione degli italiani intervistati: per il 16% se un uomo viene tradito è normale che diventi violento, per il 14% le donne non dovrebbero indossare abiti provocanti, per il 26% se una donna picchiata non lascia il marito, e verrà picchiata di nuovo, sarà anche per colpa sua e, infine, per il 14% può capitare che gli uomini diventino violenti per il 'troppo amore'.
Abusi verbali – Gli italiani considerano più gravi le violenze fisiche e sessuali, relegando gli abusi verbali e le vessazioni economiche inflitte volontariamente, a espressione secondarie della violenza infatti il 19% ritiene accettabile fare battute a sfondo sessuale, il 17% ritiene accettabile fare avances fisiche esplicte. Secondo il 66% degli intervistati la paura delle conseguenze è la motivazione principale della resistenza alla denuncia da parte delle vittime, il 46% pensa invece che le donne non si rivolgano alle autorità per scarsa fiducia nelle Istituzioni.
Questione di educazione – Secondo gli italiani la soluzione più efficace per prevenire e contrastare la violenza di genere è l'educazione: per l'87% si devono insegnare ai giovani le pari opportunità e i diritti, per l'85% serve intervenire nelle scuole con appositi programmi di sensibilizzazione. Il 77% sottolinea come sia necessaria una legge contro la discriminazione sessuale. La violenza sulle donne ha un lato oscuro per gli italiani: la violenza assistita si conclama quando, esercitata tra le mura domestiche, colpisce anche i bambini che spesso ne sono spettatori involontari. Secondo gli ultimi dati Istat (2015), il numero delle violenze domestiche in cui i figli risultano esposti è pari al 65,2% e nel 25% dei casi i bambini sono stati a loro volta vittime della violenza. Il fenomeno risulta sconosciuto al 49% degli intervistati Ipsos soprattutto nella fascia d'età 30-41 anni. Una scarsa conoscenza che non ne limita la gravità percepita: secondo l'84% degli italiani i bambini che assistono a fenomeni di violenza sono vittime tanto quanto la donna abusata e secondo l'83% possono sviluppare disturbi psicologici, emotivi o relazionali.
Pietro Grasso – La violenza sulle donne "E' un tema che tutti noi vorremmo appartenesse al passato ma, purtroppo, non è così, e i dati esposti ieri dal ministro Orlando proprio in Commissione lo confermano. La cronaca è tristemente colma di storie dove uomini di tutte le età usano la violenza, nelle sue diverse forme, contro le donne". Lo ha detto il Presidente del Senato, Pietro Grasso, al seminario 'Fermare la violenza contro le donne. Insieme si può fare'. "L'ho già detto in passato ma ci tengo a ribadirlo: tutto ciò che limita una donna nella sua identità e libertà è una violenza di genere. Quello che desta ancor più allarme è che per ogni storia di cui abbiamo notizia ce ne sono molte altre dove il dolore e la violenza vengono avvolti dal silenzio, dalla vergogna, dall'impunità".
Le denunce – E il presidente del Senato insiste sul tema delle denunce: "Dobbiamo riconoscere che siamo indietro anche sotto un profilo culturale e sociale: denunciare una violenza non è facile, c'è la drammatica tentazione di rimuovere interamente quanto accaduto, di non parlarne per colpa degli effetti pubblici e sociali di una denuncia, che spesso sono a carico più delle vittime che dei carnefici. Anche i più recenti casi di cronaca confermano infatti che davanti ad una denuncia non scatta una unanime solidarietà: le parole di una donna, le sue azioni, vengono soppesate quasi a cercare una giustificazione della violenza subita o, peggio ancora, una colpa o addirittura una convenienza nel tacere o nel denunciare dopo tempo".
I media – Il presidente del Senato affronta anche la questione delle passioni che si agitano dietro e dentro gli episodi di violenza ma che non possono, in alcun modo, diventare giustificazioni e nemmeno "spiegazioni": "I media possono fare molto per cambiare le cose, soprattutto nel modo attraverso il quale raccontano queste vicende così delicate. La vita, la morte, il dolore di queste donne è enorme e drammaticamente reale: ci vuole rispetto della complessità delle situazioni e della terribile sofferenza subita. Spesso quando si raccontano questi fatti si usano parole sbagliate: "amore disperato", "raptus di gelosia", "ha ucciso l'amore della sua vita", si finisce quasi per ammantare queste storie di un romanticismo esasperato che non c'è: sono atti violenti, chi li commette è un criminale e non un povero innamorato ferito o non corrisposto".
Legge sugli orfani – Grasso ha anche assicurato il suo impegno dal punto di vista della produzione legislativa in materia di violenza, femminicidio e loro conseguenze: "Le istituzioni hanno i loro doveri, le loro responsabilità, c'è molto da fare. Ci sono segnali incoraggianti, alcuni di essi compiuti proprio in questa Legislatura; c'è il prezioso lavoro che svolge la Commissione, del quale ringrazio ogni suo componente. Le leggi ci sono, e sono anche molto dure: semmai c'è un problema di tempestività e coordinamento, ma le cose stanno cambiando, in meglio, molto in fretta. Sul tema degli orfani di femminicidio assicuro il mio impegno per una rapida calendarizzazione. Oltre ai numeri ci sono le persone: anche un solo episodio è di troppo, quindi dobbiamo continuare senza sosta a parlarne per cambiare i comportamenti sbagliati sin da subito".