Nuova svolta nell'epopea giudiziaria di Fabrizio Corona. Due amici dell'ex re dei paparazzi, l'avvocato Tommaso Delfino e Marco Bonato, sono indagati dalla Procura di Locri (Reggio Calabria) per riciclaggio in relazione ad una parte del denaro che è stato usato nel 2008 per acquistare la casa di via De Cristoforis a Milano, dove Corona abitava fino all'ultimo arresto, nell'ottobre del 2015. Il valore dell'immobile, che è stato posto sotto sequestro, è di 2,5 milioni di euro.
La notizia della nuova indagine è emersa nel corso dell'udienza in mattinata davanti alla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, che dovrà decidere se confiscare o meno l'appartamento insieme a 2,6 milioni in contanti trovati in parte in un controsoffitto della casa dell'amica di Corona Francesca Persi e in parte in due cassette di sicurezza in Austria. Il pm Alessandra Dolci, infatti, ha spiegato ai giudici di aver depositato agli atti nei giorni scorsi l'avviso di conclusione indagini dei pm di Locri a carico di Delfino, Bonato ed altri per fatti del marzo 2008. L'ipotesi dei magistrati calabresi è che parte della somma fosse stata distratta dai conti della Corona's, società dell'ex 're dei paparazzi' fallita dopo il primo arresto di Corona per lo scandalo Vallettopoli.
L'avvocato Tommaso Delfino (condannato nell'ambito dell'inchiesta per bancarotta a carico di Corona per aver fatto entrare una macchina fotografica in carcere nel 2007), quando ha saputo dell'inchiesta a suo carico, ha detto di essere venuto a conoscenza "solo oggi e dopo 10 anni" di essere coinvolto in un'indagine della procura calabrese. "Una tempestività imbarazzante", ha detto Delfino prima di essere richiamato all'ordine dal pm Dolci.
La Procura ha fatto notare di essere venuta a conoscenza dell'avviso di conclusione indagini di Locri dal difensore di Marco Bonato, che verrà sentito a Milano, sempre come teste della difesa Corona, nella prossima udienza del 16 novembre. Dei dubbi sulla provenienza del denaro con cui era stato pagato l'appartamento erano già stati avanzati dai giudici della sezione misure di prevenzione.
I giudici Rispoli-Cernuto-Pontani nel provvedimento di sequestro hanno spiegato che il denaro usato per comprare l'appartamento sarebbe frutto di "un'appropriazione indebita ai danni della Fenice srl", società in cui sarebbero confluiti i soldi della Corona's e dal cui conto corrente, nel 2008, sarebbe uscito "1 milione e centomila euro, suddiviso in 22 assegni circolari". Assegni che Delfino, poi, su delega di Corona, ha versato ai due venditori, Pasquale Ceravolo e Giuseppina Gallo. Per i giudici, però, si sarebbe trattato di presunti venditori "fittizi" che poi avrebbero versato le somme "al pregiudicato calabrese Vincenzo Gallo, che appare così il beneficiario finale del pagamento". Tra gli elementi che hanno insospettito i magistrati milanesi, anche il fatto che l'atto di vendita è stato sottoscritto a Locri.
I testi della difesa Corona, sentiti questa mattina in Tribunale, hanno testimoniato proprio sull'acquisto della casa. "La notte prima del rogito, Corona venne arrestato per la vicenda dei soldi falsi – ha detto Delfino – e allora al rogito è andato Bonato come procuratore". Contestualmente la società Fenice aveva versato a Bonato il denaro necessario all'acquisto dell'immobile. Bonato che, secondo la difesa, si era subito impegnato con una scrittura privata a trasferire l'appartamento a Fenice ma poi l'operazione non è mai stata fatta per via dei guai giudiziari di Corona. Anche Fabrizio Corona, in paio di passaggi, non ha saputo trattenersi. "Ho tutti i conti sequestrati – è sbottato – sia quelli privati che quelli in Svizzera e se non avessi trovato un povero cristo che mi prestava 50 mila euro non avrei potuto pagare nemmeno l'avvocato".