Processo scontrini, assolto l’ex sindaco di Roma Marino

"Sapevo di essere innocente". La procura aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi per peculato e truffa

L'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, è stato assolto dalle accuse di peculato e truffa in relazione alla vicenda della spese in Campidoglio. La procura capitolina aveva chiesto la condanna a 3 anni e 4 mesi. Il processo era con rito abbreviato. Le richieste erano state formulate dai pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo, che si occupano uno della prima e l'altro della seconda indagine. Marino è stato assolto dalle due accuse rispettivamente "perché il fatto non sussiste", e "perché non costituisce reato". "Me lo aspettavo, sapevo di essere innocente", il commento di Marino lasciando il tribunale dopo la sentenza, "difronte ad accuse così infamanti di media e politica, molto pesanti, è stata finalmente ristabilita la verità".

"Il giudice oggi ha confermato quella fiducia che ho sempre avuto nella giustizia. Siamo ad un anno di distanza da quando mi dimisi sotto pressioni politiche e mediatiche gravissime, infanganti, offensive. Un anno fa nella nostra Capitale la democrazia è stata lesa e centinaia di migliaia di romani sono stati violentati nella scelta che avevano fatto da un piccolo gruppo di classe dirigente", ha dichiarato Marino in conferenza stampa.

"Il conto di azioni come queste le paga tutto il paese ancora di più se a subirle è la Capitale – aggiunge – Ora ognuno deve guardarsi allo specchio e farsi un esame di coscienza e riflettere per capire se ha la struttura da statista".

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Erano 56 le cene sospette, tra luglio del 2013 e giugno del 2015, per complessivi 12.700 euro pagati con la carta di credito in dotazione all'allora primo cittadino ma consumate, secondo gli inquirenti, "generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque la difformi della funzione di rappresentanza dell'ente". I ristoranti preferiti dall'allora sindaco erano a Roma, ma anche in altre città come Milano, Genova, Firenze e Torino. Secondo gli inquirenti, Marino aveva impartito "disposizioni al personale addetto alla sua segreteria affinché formasse le dichiarazioni giustificative delle spese sostenute per le cene, inserendovi indicazioni non veridiche tese ad accreditare la natura 'istituzionale' dell'evento, ed apponendo in calce alle stesse la sua firma". Stando alle accuse del pm Roberto Felici, Marino aveva così indotto il personale della segreteria del Campidoglio a "redigere atti pubblici attestanti fatti non veri e recanti la sua sottoscrizione apocrifa".

Il 'marziano' era anche imputato per la gestione della onlus Immagine, della quale in passato fu presidente. La struttura, che si occupava di aiuti sanitari a Paesi in via di sviluppo, avrebbe messo in atto delle assunzioni fittizie tra il 2012 e il 2014, con soggetti inesistenti truffando l'Inps. Oltre a Marino, presidente dell'associazione fino al luglio dl 2013, l'inchiesta vede indagate per truffa in concorso altre tre persone, Carlo Pignatelli, Rosa Garofalo e Federico Serra, che sono state rinviate a giudizio oggi dal gup Pierluigi Balestrieri. Nell'ambito della stessa udienza è stata decisa, con rito abbreviato, l'assoluzione dell'ex sindaco da tutte le accuse.