Cucchi, giudici: Morì di epilessia, malnutrizione e droga

Diffuse le motivazioni della sentenza di assoluzione dei 5 medici

"Questa Corte ritiene, sulla base della valutazione delle risultanze dibattimentali, che sia possibile individuare la causa della morte di Stefano Cucchi, come affermato dagli esperti nominati dalla Corte d'assise, nella 'sindrome da inanizione' o 'lesività da privazione di cibo e bevande'". Così i giudici della terza corte d'assise d'appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con la quale sono stati assolti i cinque medici dell'ospedale Sandro Pertini imputati per la morte del giovane.

"La morte è dipesa da una grave alterazione dei processi metabolici – scrivono i giudici – causata da un'insufficiente alimentazione e idratazione già iniziata prima dell'arresto, alla quale devono aggiungersi le numerose patologie da cui il predetto era affetto (epilessia, tossicodipendenza e riferito morbo celiaco), lo stress dovuto ai dolori causati dalle lesioni lombo-sacrali, che ne avevano determinato il ricovero presso la struttura protetta dell'ospedale Sandro Pertini, e allo stato detentivo e un 'quasi' digiuno di protesta, elementi questi ultimi che hanno contribuito ad aggravare lo stato di deperimento organico in cui il paziente già si trovava a causa della grave denutrizione da cui era affetto".

"Appare logicamente poco probabile che Cucchi si sarebbe salvato".

I medici, si legge nelle motivazioni, "operavano a continuo contatto con pazienti in stato di detenzione, che, attuando spesso 'scioperi della fame', presentavano problematiche nutrizionali e metaboliche analoghe a quelle di Cucchi, avrebbero dovuto pervenire alla diagnosi, attivando quindi l'intervento di un nutrizionista e/o trasferendo il paziente in un reparto di terapia intensiva". In sostanza "tutti i medici che hanno curato il Cucchi dopo il 19 ottobre 2009 – proseguono i giudici – pur avendo a disposizione tutti gli elementi per diagnosticare la sindrome da cui lo stesso era affetto, non ne hanno nemmeno sospettato l'esistenza e non hanno, pertanto, prestato le cure necessarie".

In conclusione, sostengono i giudici "hanno colposamente omesso di diagnosticare la sindrome da inanizione da cui il paziente era affetto, di inquadrare il caso nelle sue linee generali e, conseguentemente, di attuare i presidi terapeutici necessari".

La decisione è stata presa dai giudici nel luglio scorso, nell'ambito del processo di appello bis ai medici dell'ospedale Sandro Pertini che avevano avuto in cura il giovane morto una settimana dopo l'arresto per droga nell'ottobre del 2009. Cinque le persone coinvolte nel procedimento: Aldo Fierro, primario dell'ospedale romano, e i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo.