Tiziana Cantone aveva già tentato di togliersi la vita, non riusciva a staccarsi dall'ex fidanzato, che l'avrebbe plagiata. Questo il racconto della madre, come ricostruito dal Corriere e Repubblica, agli inquirenti che stanno indagando per istigazione al suicidio. Quel video con l'ex, fatto in un momento di intimità, ha fatto il giro di WhatsApp e del web dopo che lei, fidandosi di alcuni amici, glielo aveva mandato. Aveva provato a cambiare città, andando via da Mugnano di Napoli, a cambiarsi anche il nome; Tiziana non era una ragazza forte, racconta la madre, la convivenza con l'ex l'aveva cambiata. Aveva cercato di uccidersi altre due volte, a volte si rifugiava nell'alcol. Quella storia continuava a seguirla ovunque, e per la vergogna alla fine si è tolta la vita impiccandosi con un foulard.
"Possiamo parlare della maggiore o minore efficacia degli strumenti, della lentezza dei giudici o degli organi di controllo, però bisogna anche essere onesti: la tutela di una persona che finisce in un meccanismo del genere è praticamente impossibile", ammette il Garante per la privacy Antonello Soro, intervistato da La Stampa. Il diritto all'oblio "non sempre basta a eliminare le conseguenze provocate da una diffusione virale e non risolve il problema che è a monte e che è il vero motore di questi drammi".