La polizia di Piacenza sta eseguendo l'arresto di alcune donne appartenenti a famiglie di ex nomadi stabilizzatisi da tempo in Emilia Romagna, di idioma sinti, accusati a vario titolo di far parte di un'associazione per delinquere dedita ai reati di circonvenzione e truffa nei riguardi degli anziani o di persone incapaci d'intendere e volere.
Le indagini della squadra mobile sono partite dagli approfondimenti su una presunta circonvenzione nei confronti di un uomo anziano che ha portato a indagare su altri casi simili che hanno visto coinvolti altri tre pensionati piacentini, vittime di una vera e propria associazione per delinquere composta da otto persone.
Le caratteristiche delle parti offese erano molto simili: persone per bene, sposati o vedovi, pensionati e, in conseguenza dell'età avanzata, sofferenti di solitudine. In questo contesto, l'associazione criminale composta da donne e da loro parenti, tutti sinti, si è mossa con furbizia e non comune spietatezza. Dalle intercettazioni è emerso che le donne conquistavano le vittime con il loro comportamento ammaliante e premuroso definendoli poi nelle telefonate come 'gagi' da sfruttare (in idioma sinti significa 'straniero') o ancor peggio come 'bastardi'. Con modi ammiccanti e false promesse conquistavano facilmente la fiducia delle loro prede le quali, una volta cadute nella rete della falsa amicizia o dell'amore fittizio, dovevano fronteggiare continue richieste di denaro in cambio di promesse mai mantenute.
Altre volte, quando le vittime si dimostravano meno collaborative, aggiravano l'ostacolo spacciandosi per avvocatesse o impiegate di banca desiderose di aiutarli ma sempre dietro compenso economico, con ciò truffandoli senza alcuno scrupolo. In un lasso di tempo ristretto, le vittime si sono ritrovate con conti in banca prosciugati (dalle 20 alle 80 mila euro per ognuno) e con profondi sensi colpa, nonché con la vergogna nel dover nascondere la verità ad amici e parenti.