"Sposarmi e avere dei figli? Come gran parte dei gay innamorati del proprio compagno vorrei. Ci penso e sono contento che in Italia ci sia questa apertura ai diritti delle coppie gay. Ma non credo che basti: da cattolico e da sacerdote (quale io mi sento sempre) sono per il matrimonio in Chiesa. Se due creature del Signore – siano etero, gay, lesbiche o trans – si amano davvero, perché il loro amore non dovrebbe essere benedetto? Siamo persone, figli di Dio, non pervertiti: dovremmo avere gli stessi diritti di tutti e accesso agli stessi sacramenti". Queste le clamorose dichiarazioni che Krysztof Charamsa, ex teologo del Sant'Uffizio che ha sconvolto il Vaticano lo scorso ottobre dichiarandosi gay e innamorato del funzionario governativo catalano Eduard Plans, ha rilasciato in un'intervista esclusiva pubblicata dal settimanale 'Chi' in edicola da mercoledì 6 luglio. L'ex monsignore si trova in Italia per presentare il suo ultimo libro 'La prima pietra- Io prete gay' e ha avuto parole durissime nei confronti della Chiesa.
"Ho sempre voluto essere un prete. Profondamente – dice l'ex sacerdote, ora sospeso a divinis – Ma la Chiesa si è dimostrata omofoba. Considera gli omosessuali dei malati, colpevoli della peggiore delle nefandezze. Nonostante quello che dice Papa Francesco è ferma a 50 anni fa. Anche i divorziati restano degli emarginati colpevoli: non è cambiato nulla. La Chiesa impone ai gay un percorso di tortura, tra ipocrisie e sensi di colpa: considera le loro 'schifose' tendenze non degne di essere chiamate 'amore".