Sei arresti in Comune a Roma: mazzette per gestire i campi rom

Tra i reati contestati corruzione, falso in atto pubblico, turbativa d'asta. Decisive alcune intercettazioni

Tangenti di 3000 euro e oltre, promesse di assunzioni, ma anche regali di ogni genere: dai biglietti del teatro ai gioielli, fino all'acquisto di un escavatore. Così gli imprenditori che si occupavano dei campi rom di via Candoni e Castel Romano, entrambi nella capitale, 'compravano' favori e appalti per la manutenzione e le bonifiche nelle aree.

L'inchiesta della procura di Roma, che ha portato oggi a sei arresti per reati che vanno dalla corruzione, al falso in atto pubblico, fino alla turbativa d'asta, è stata portata avanti dai carabinieri della compagnia di Roma Eur, tra il 2013 e il 2014. In base a quanto accertato dagli investigatori gli appalti venivano spesso affidati senza gara: i lavori appaltati venivano perlopiù fatti male o addirittura evitati, intascando l'appalto.

Nel corso delle indagini, gli inquirenti sono riusciti a filmare la consegna di mazzette avvenuta, in alcuni casi proprio nella sede comunale del dipartimento per le Politiche sociali, dove lavorava la dipendente finita in manette. Tra gli altri arrestati ci sono due rappresentanti di altrettante cooperative, un imprenditore e un vigile.

L'inchiesta è partita da una serie di intercettazioni telefoniche nelle quali alcuni abitanti dei campi rom raccontavano del giro di mazzette tra imprenditori e funzionari comunali.